Che cosa sono le allergie alimentari e la desensibilizzazione orale ad alimenti
Il 6-8% dei bambini tra i 12/14 anni (dato mondiale concernente i paesi industrializzati) soffre di allergia alimentare nei primi tre anni di vita. La prevalenza di tale disordine tende a decrescere con l’età, e in particolare l’80% dei bambini allergici al latte vaccino, una delle più comuni allergie alimentari, tollerano tale alimento entro il quinto anno di vita.
Nell’ambito del programma di costante sviluppo e crescita della Società Italiana di Pediatria voluto dal suo Presidente Professor Alberto Ugazio e dal Direttivo, di cui uno dei primi passi sarà il prossimo 66° Congresso Nazionale del 20/23 ottobre a Roma, si cerca di fare un punto, in vista della ripresa delle scuole, sulle allergie alimentari e i percorsi curativi.
Con il termine “allergia alimentare” si intende una risposta immunologica aberrante verso alcune proteine contenute negli alimenti, con conseguente insorgenza di manifestazioni cliniche quali anafilassi, orticaria/angioedema, dermatite atopica, rinocongiuntivite, asma, sindrome orale-allergica e sintomi gastrointestinali (vomito, diarrea, gastroenterite allergica eosinofila e reflusso gastroesofageo).
Ancor oggi il trattamento standard dell’allergia alimentare è rappresentato dalla dieta d’esclusione, nonostante nuovi approcci terapeutici e/o farmacologici siano in fase di sperimentazione. Tra questi, la desensibilizzazione orale sembra essere una procedura molto promettente da utilizzare in casi particolari.
La desensibilizzazione orale ad alimenti (DO) consiste nella lenta e graduale somministrazione di quantità progressivamente crescenti dell’alimento in causa in soggetti con storia di reazioni immediate gravi di tipo allergico confermate dalla valutazione allergologica. Lo scopo è quello di far si che l’organismo “tolleri” poco alla volta l’alimento a cui è allergico. La desensibilizzazione viene iniziata in ambiente ospedaliero, in regime di ricovero o Day Hospital, dove il bambino ritorna durante le fasi di incremento delle dosi, in modo da poter attuare un intervento tempestivo qualora si verificassero eventi avversi tra cui anche un possibile shock anafilattico.
In alcune fasi la desensibilizzazione viene svolta anche a casa con dosaggi dell’alimento precisi forniti dal medico. La desensibilizzazione orale per alimenti è una procedura non completamente standardizzata e vi sono diversi schemi di attuazione, più o meno rapidi, da concordare con i genitori in base alle caratteristiche cliniche ed allergologiche del soggetto da desensibilizzare.
In generale i tempi di attuazione possono essere molto lunghi (anche mesi) e l’impegno per la famiglia e le strutture ospedaliere particolarmente importante. La desensibilizzazione è una procedura che comporta un significativo numero di reazioni indesiderate (orticaria, prurito ed edema delle labbra, mal di pancia, tosse, asma e difficoltà a deglutire), che sono nella grande maggioranza dei casi facilmente gestibili con la terapia farmacologica e che hanno la tendenza a diminuire nel tempo per frequenza ed entità.
In alcuni casi però è possibile anche l’insorgenza di reazioni gravi a cura dell’apparato respiratorio e cardio circolatorio, che comunque in ambiente ospedaliero possono essere gestite nel modo migliore.
Reazioni indesiderate possono insorgere anche nella fase di desensibilizzazione condotta presso il domicilio del paziente; ma in questo secondo caso si cerca di ridurre il rischio al minimo con somministrazioni giornaliere molto inferiori a quelle tollerate in ospedale.
E’ compito del medico fornire adeguate informazioni scritte sul trattamento delle eventuali reazioni e sul fatto che alcuni fattori (infezioni, sforzo fisico) possono facilitare reazioni non prevedibili. E’ pertanto necessario assicurare la possibilità di un rapido contatto telefonico, attraverso modalità organizzative specifiche.
In genere con la DO si riescono a ottenere buoni risultati (tolleranza completa o parziale all’alimento) in circa l’ 80% dei casi. In circa il 20 % dei pazienti tuttavia questo tipo di trattamento deve essere sospeso per reazioni frequenti e/o non prevedibili. La decisione di una eventuale sospensione è affidata alla valutazione medica globale del beneficio atteso rispetto ai rischi della procedura.
Va sottolineato quindi che la DO non può essere considerata una procedura terapeutica di normale routine. Questa, in considerazione della sua complessità e della significativa possibilità di effetti indesiderati, va presa in considerazione solo per alimenti comuni (latte, uovo), per i quali i rischi potenziali di una assunzione involontaria sono elevati, e quindi la famiglia è sottoposta a un carico ansioso non sopportabile, oppure quando non è possibile assicurare una dieta di eliminazione rigorosa (problemi familiari, adolescenti non collaborativi).
Il ricorso a questa procedura deve essere deciso caso per caso e congiuntamente fra medico e familiari, dopo attenta valutazione del rapporto fra benefici e “potenziali rischi”, e con l’appoggio di strutture capaci di assicurare un elevato grado di esperienza specifica e di sicurezza.
Nel caso di desensibilizzazione orale ad alimenti sono fondamentali per la sicurezza del paziente ed il buon esito del trattamento sia una stretta collaborazione fra medico e paziente / genitori, sia un rigoroso rispetto delle raccomandazioni mediche.
«Questi sono semplici ma fondamentali indicazioni, aggiunge il Prof. Alberto Ugazio. L’impegno mio e di tutti i miei colleghi appartenenti alla SIP, società nata alla fine dell'ottocento e rappresentante l'organo nazionale scientifico della pediatria italiana, è quello di cercare di essere sempre più vicini alle famiglie e ai bambini attraverso la nostra quotidianità e sfruttando tutti gli strumenti e i mezzi che con la Società Italiana di Pediatria riusciremo a costruire. «A partire dal prossimo appuntamento ufficiale in autunno, ci siamo prefissati di concentrarci su punti quali alimentazione, disagio, vaccinazioni, malattie infettive e il viaggio, e confrontarci per poter dare indicazioni a chi ne ha più bisogno: i nostri pazienti e i loro genitori».
Allergie alimentari e desensibilizzazione orale ad alimenti Alberto Ugazio –Presidente SIP– ed Elio Novembre –Responsabile della struttura di Allergologia Pediatrica dell’A. O. Universitaria A. Meyer di Firenze– presentano uno dei punti fondamentali che verranno trattati nel Congresso Nazionale della Società Italiana di Pediatria previsto dal 20 al 23 ottobre a Roma.
Nell’ambito del programma di costante sviluppo e crescita della Società Italiana di Pediatria voluto dal suo Presidente Professor Alberto Ugazio e dal Direttivo, di cui uno dei primi passi sarà il prossimo 66° Congresso Nazionale del 20/23 ottobre a Roma, si cerca di fare un punto, in vista della ripresa delle scuole, sulle allergie alimentari e i percorsi curativi.
Con il termine “allergia alimentare” si intende una risposta immunologica aberrante verso alcune proteine contenute negli alimenti, con conseguente insorgenza di manifestazioni cliniche quali anafilassi, orticaria/angioedema, dermatite atopica, rinocongiuntivite, asma, sindrome orale-allergica e sintomi gastrointestinali (vomito, diarrea, gastroenterite allergica eosinofila e reflusso gastroesofageo).
Ancor oggi il trattamento standard dell’allergia alimentare è rappresentato dalla dieta d’esclusione, nonostante nuovi approcci terapeutici e/o farmacologici siano in fase di sperimentazione. Tra questi, la desensibilizzazione orale sembra essere una procedura molto promettente da utilizzare in casi particolari.
La desensibilizzazione orale ad alimenti (DO) consiste nella lenta e graduale somministrazione di quantità progressivamente crescenti dell’alimento in causa in soggetti con storia di reazioni immediate gravi di tipo allergico confermate dalla valutazione allergologica. Lo scopo è quello di far si che l’organismo “tolleri” poco alla volta l’alimento a cui è allergico. La desensibilizzazione viene iniziata in ambiente ospedaliero, in regime di ricovero o Day Hospital, dove il bambino ritorna durante le fasi di incremento delle dosi, in modo da poter attuare un intervento tempestivo qualora si verificassero eventi avversi tra cui anche un possibile shock anafilattico.
In alcune fasi la desensibilizzazione viene svolta anche a casa con dosaggi dell’alimento precisi forniti dal medico. La desensibilizzazione orale per alimenti è una procedura non completamente standardizzata e vi sono diversi schemi di attuazione, più o meno rapidi, da concordare con i genitori in base alle caratteristiche cliniche ed allergologiche del soggetto da desensibilizzare.
In generale i tempi di attuazione possono essere molto lunghi (anche mesi) e l’impegno per la famiglia e le strutture ospedaliere particolarmente importante. La desensibilizzazione è una procedura che comporta un significativo numero di reazioni indesiderate (orticaria, prurito ed edema delle labbra, mal di pancia, tosse, asma e difficoltà a deglutire), che sono nella grande maggioranza dei casi facilmente gestibili con la terapia farmacologica e che hanno la tendenza a diminuire nel tempo per frequenza ed entità.
In alcuni casi però è possibile anche l’insorgenza di reazioni gravi a cura dell’apparato respiratorio e cardio circolatorio, che comunque in ambiente ospedaliero possono essere gestite nel modo migliore.
Reazioni indesiderate possono insorgere anche nella fase di desensibilizzazione condotta presso il domicilio del paziente; ma in questo secondo caso si cerca di ridurre il rischio al minimo con somministrazioni giornaliere molto inferiori a quelle tollerate in ospedale.
E’ compito del medico fornire adeguate informazioni scritte sul trattamento delle eventuali reazioni e sul fatto che alcuni fattori (infezioni, sforzo fisico) possono facilitare reazioni non prevedibili. E’ pertanto necessario assicurare la possibilità di un rapido contatto telefonico, attraverso modalità organizzative specifiche.
In genere con la DO si riescono a ottenere buoni risultati (tolleranza completa o parziale all’alimento) in circa l’ 80% dei casi. In circa il 20 % dei pazienti tuttavia questo tipo di trattamento deve essere sospeso per reazioni frequenti e/o non prevedibili. La decisione di una eventuale sospensione è affidata alla valutazione medica globale del beneficio atteso rispetto ai rischi della procedura.
Va sottolineato quindi che la DO non può essere considerata una procedura terapeutica di normale routine. Questa, in considerazione della sua complessità e della significativa possibilità di effetti indesiderati, va presa in considerazione solo per alimenti comuni (latte, uovo), per i quali i rischi potenziali di una assunzione involontaria sono elevati, e quindi la famiglia è sottoposta a un carico ansioso non sopportabile, oppure quando non è possibile assicurare una dieta di eliminazione rigorosa (problemi familiari, adolescenti non collaborativi).
Il ricorso a questa procedura deve essere deciso caso per caso e congiuntamente fra medico e familiari, dopo attenta valutazione del rapporto fra benefici e “potenziali rischi”, e con l’appoggio di strutture capaci di assicurare un elevato grado di esperienza specifica e di sicurezza.
Nel caso di desensibilizzazione orale ad alimenti sono fondamentali per la sicurezza del paziente ed il buon esito del trattamento sia una stretta collaborazione fra medico e paziente / genitori, sia un rigoroso rispetto delle raccomandazioni mediche.
«Questi sono semplici ma fondamentali indicazioni, aggiunge il Prof. Alberto Ugazio. L’impegno mio e di tutti i miei colleghi appartenenti alla SIP, società nata alla fine dell'ottocento e rappresentante l'organo nazionale scientifico della pediatria italiana, è quello di cercare di essere sempre più vicini alle famiglie e ai bambini attraverso la nostra quotidianità e sfruttando tutti gli strumenti e i mezzi che con la Società Italiana di Pediatria riusciremo a costruire. «A partire dal prossimo appuntamento ufficiale in autunno, ci siamo prefissati di concentrarci su punti quali alimentazione, disagio, vaccinazioni, malattie infettive e il viaggio, e confrontarci per poter dare indicazioni a chi ne ha più bisogno: i nostri pazienti e i loro genitori».
Allergie alimentari e desensibilizzazione orale ad alimenti Alberto Ugazio –Presidente SIP– ed Elio Novembre –Responsabile della struttura di Allergologia Pediatrica dell’A. O. Universitaria A. Meyer di Firenze– presentano uno dei punti fondamentali che verranno trattati nel Congresso Nazionale della Società Italiana di Pediatria previsto dal 20 al 23 ottobre a Roma.
Fonte: Ufficio Stampa Ap&b Milano