Le radiazioni che curano: nuovo reparto di terapia metabolica all’istituto nazionale dei tumori

La terapia radiometabolica, radiazioni "buone" che colpiscono il tumore dall’interno. All'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano inaugura alla presenza del ministro della Salute Ferruccio Fazio un nuovo reparto per la terapia radiometabolica. Ogni anno saranno curati sino a 500 pazienti.

Sono stati inaugurati oggi alla presenza del ministro della Salute Ferruccio Fazio i nuovi spazi dell’Unità di terapia radiometabolica dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano: si tratta di uno dei maggiori e più moderni centri della Lombardia dedicato a questa avanzata terapia del tumore, applicata e studiata all’Istituto Nazionale dei Tumori da oltre vent’anni.
Con questa struttura il numero di posti letto per terapia radiometabolica complessivi in Lombardia aumenta di oltre il 10%: sino ad ora, infatti, il totale era di 53 unità in tutta la regione, con 5,7 posti per milione di abitanti*. La struttura, inoltre, potrà accogliere ogni anno sino a 500 pazienti.
*fonte: censimento della Società Italiana di Medicina Nucleare

“La realizzazione di questa struttura – spiega il Direttore Generale dell’Istituto Nazionale dei Tumori Gerolamo Corno - è parte di un piano di sviluppo più ampio della diagnostica per immagini e della radioterapia dell’Istituto che ha portato nel 2010 all’investimento di diversi milioni di euro in strumenti alta tecnologia per la diagnostica e acceleratori di ultima generazione per radioterapia”.

All’interno del reparto sono utilizzate per le terapie particolari molecole: anticorpi monoclonali ed peptidi resi artificialmente radioattivi e “programmati” per essere attirati dalle cellule tumorali, dove rilasciano, come killer ben addestrati, le dosi di radioattività necessari per danneggiarle e ucciderle, con ridotti danni ai tessuti sani.
Le principali patologie trattate sono i tumori della tiroide, il neuroblastoma pediatrico e altri tumori dell’infanzia, i linfomi non-Hodgkin, i tumori neuroendocrini, i tumori del fegato e alcuni tipi di metastasi ossee.
Secondo un censimento della Società Italiana di Medicina Nucleare ogni anno nel nostro Paese sono effettuati circa 30.000 trattamenti di terapia radiometabolica di cui 40% per il trattamento dell’ipertiroidismo, il 40% per il trattamento del carcinoma della tiroide, il 15% per il trattamento di tumori neuroendocrini, linfomi e carcinomi epatici (terapia intra-arteriosa), il 5% per altre patologie (artriti infiammatorie).

In fase sperimentale avanzata, inoltre, un trattamento unico in Italia, specifico per il tumore epatico, che prevede l’infusione nel fegato di microscopiche sfere di cristallo, contenenti una sostanza radioattiva, che attraverso il sangue raggiungono il tumore e lo uccidono.

Sottolinea Marco Pierotti, Direttore scientifico dell’Istituto Nazionale dei Tumori: “L’attività scientifica che si svolgerà all’interno del reparto è uno dei tratti peculiari della natura del nostro Istituto: nel nostro mandato infatti vi è il compito di portare i risultati delle scoperte scientifiche il più rapidamente possibile dal laboratorio al letto del malato. Nel 2009 infatti i nostri ricercatori hanno pubblicato 465 ricerche e sono state approvate 69 nuove sperimentazioni cliniche”.

All’interno del reparto, inoltre, non vi è spazio solo per la cura dei tumori ma anche per il trattamento del dolore oncologico: in particolari metastasi ossee, che causano dolore resistente ai trattamenti, sono utilizzate molecole radioattive, simili al fosforo, che penetrando nella metastasi sono in grado di ridurre l’infiammazione e il dolore che ne deriva.

Spiega Emilio Bombardieri, direttore del Dipartimento di Diagnostica per immagini e radioterapia dell’Istituto Nazionale dei Tumori: “Si tratta di una tipologia di trattamento complesso perché ha bisogno di strutture adeguate e personale specializzato perché concorrono al trattamento medici-nucleare, fisici, radiochimici, infermieri, tecnici oltre a esperti team interdisciplinari con endocrinologi, radiologi e chirurghi. Per questa ragione, solo grazie alle dotazioni e le competenze dell’Istituto, abbiamo potuto sviluppare una simile struttura”.


La Terapia radiometabolica
Si tratta di una terapia con radiazioni, che invece di essere prodotte sotto forma di fasci esterni all’organismo che poi vengono convogliati sul tumore, sono emesse all’interno del corpo del paziente da speciali farmaci costituiti da molecole rese radioattive. Queste sostanze sono somministrate ai pazienti per bocca o per via endovenosa e hanno la caratteristiche di “legarsi” specificamente a molecole coinvolte nei processi vitali delle cellule tumorali, provocandone così la morte. In questo modo, inoltre, le dosi di radiazioni somministrate ai tessuti sani sono molto basse poichè si riduce al minimo la loro esposizione.


La struttura
All’interno del nuovo reparto di Terapia metabolica si trovano sei letti in quattro stanze di degenza. I pazienti vi saranno ricoverati per periodi brevi, compresi tra uno e cinque giorni: infatti, emettendo radiazioni a causa delle terapie mediche in corso, avranno bisogno di un soggiorno protetto all’interno della struttura. Tuttavia, grazie a una sala dotata di sei postazioni per videoconferenza, i pazienti potranno chiacchierare e vedere i loro cari che li osserveranno a loro volta per mezzo una telecamera posta in ogni stanza.
Proprio per le caratteristiche delle terapie svolte, il nuovo reparto è dotato di impianti, di dispositivi di monitoraggio, sorveglianza e radioprotezione in grado di mantenere monitorata la radiazione secondo i criteri di sicurezza più severi e aggiornati.
All’interno della struttura lavoreranno sei medici specializzati in Medicina nucleare, Oncologia ed Endocrinologia e cinque infermieri. Responsabile del reparto è il dottor Ettore Seregni, medico nucleare ed endocrinologo.

Fonte: SEC Relazioni Pubbliche e Istituzionali srl