Intolleranze ambientali gli allergologi italiani ci spiegano...
In merito alla vicenda di Camilla nel trevigiano la bambina allergica a diverse sostanze il Dott. Oliviero Rossi, consigliere della SIAIC Società Allergologia e Immunologia Clinica, a nome della storica Società italiana sottolinea la particolarità del caso.
La Società Italiana di Allergologia ed Immunologia Clinica (SIAIC) condivide e conferma quanto previsto dal documento ufficiale dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), redatto nel giugno del 2007, alla cui stesura hanno partecipato anche delegati SIAIC. Il documento dell’ISS denomina tali quadri come :
• Intolleranza Idiopatica Ambientale ad Agenti Chimici (IIAAC) denominata anche Sensibilità Chimica Multipla (SCM).
E li definisce come :
• Disturbo cronico, reattivo all’esposizione a sostanze chimiche a livelli inferiori rispetto a quelli generalmente tollerati in assenza di test funzionali in grado di spiegare segni e sintomi.
• I segni/sintomi ricorrono a seguito dell’esposizione a sostanze chimiche anche non correlate chimicamente e in genere coinvolgono più organi/apparati.
I segni/sintomi tendono a regredire a seguito della rimozione dell’agente chimico implicato:
“La sensibilità chimica multipla (MCS) rappresenta una diagnosi controversa così definita per la prima volta agli inizi degli anni 50 negli Stati Uniti da un gruppo che si autodefiniva “ecologisti clinici” (malattia ambientale” da incapacità dell’organismo ad adattarsi a prodotti chimici contenuti in cosmetici, carburanti, fumi di scarico, additivi presenti nei cibi ,solventi in piccole quantità contenuti in materiali edili, giornali, mobili, tappeti ….”) – precisa lo specialista - La sensibilità chimica multipla, in inglese Multiple Chemical Sensitivity (MCS), secondo la definizione che ne dà il National Institute of Environmental Health Sciences, statunitense, è una presunta malattia cronica e ricorrente, che sarebbe causata dall'impossibilità di una persona a tollerare un dato ambiente chimico o una classe di sostanze chimiche.
La diagnosi di MCS, e l'esistenza stessa della patologia, sono però fortemente dubbie e controverse, tanto che alcune delle principali società medico-scientifiche statunitensi hanno rifiutato di riconoscerla come patologia organica. La presunta eziologia (ovvero, le sue ipotetiche cause) è ancora oggetto di dibattito. Sembra emergere che i disturbi siano correlati ad un'esposizione percepita, più che ad un'esposizione effettiva.
Senza negare la realtà dei sintomi, i pazienti vanno rassicurati circa il fatto che la loro condizione non è associata a segni di malattia progressiva e non ha un’evoluzione infausta L’incremento delle presunte diagnosi di intolleranze ambientali è fortemente enfatizzato dagli organi d’informazione, dai precetti della “medicina alternativa” ….Certe campagne mediatiche con titoli del tipo ….” Camilla, la bambina allergica a tutto
«Se sente odori rischia di morire»….” Creano solo allarmismi ingiustificati.
Attualmente, l’approccio nei confronti della MCS è segnato dalla dicotomia tra malattia di carattere organico e disturbo di tipo psicologico . Si è propensi, tuttavia, ad attribuire alla MCS il significato di patologia funzionale
Ad una sintomatologia estremamente ricca si contrappone una povertà di segni obiettivi e di laboratorio: rare infatti sono le alterazioni riscontrate. Va quindi sottolineato che l’identificazione di MCS si basa quindi, in gran parte, proprio sulla descrizione che il paziente fa dei propri sintomi e sul rapporto tra questi sintomi e le esposizioni ambientali riferite.
· Data la relativa incertezza che circonda questa condizione, si ritiene utile che i soggetti che presentino sintomi riferiti all’esposizione ad agenti chimici siano sottoposti ad una valutazione clinica specifica. Sia il Documento dell’Istituto Superiore di Sanità che altri documenti predisposti in Italia a Livello Regionale ( v.Toscana-Emilia Romagna) prevedono l’applicazione di un iter diagnostico per evidenziare la presenza di eventuali patologie nosologicamente definite nei soggetti che riferiscono una sintomatologia clinica a seguito dell’esposizione a sostanze chimiche ambientali
Nel documento dell’Istituto Superiore di Sanità viene affrontato anche il tema del Trattamento
• Poiché l’origine dei sintomi in queste persone è al momento da considerare sconosciuta, l’unico trattamento medico che può essere raccomandato è quello sintomatico da effettuarsi sempre secondo le norme di best practice e evidence base medicine (EBM).
• Data la situazione attuale si ritiene che qualsiasi trattamento farmacologico (non esclusivamente sintomatico) debba essere sottoposto ad adeguata sperimentazione clinica controllata per accertarne l’efficacia e gli eventuali effetti collaterali.
• Alcuni pazienti hanno seguito trattamenti stravaganti e costosi e possono apparire alla disperata ricerca di terapie non “ortodosse” come la neutralizzazione sublinguale o vari programmi di detossificazione.
• Mentre è giusto che il medico non “giudichi” il comportamento di questi pazienti, è suo dovere metterli in guardia relativamente alla loro mancanza di efficacia
• Il medico nel considerare tali pazienti non deve avere un atteggiamento di chiusura ed etichettare il paziente semplicemente come “psichiatrico”. Occorre tenere una posizione critica e costruttiva applicando quanto previsto dalla normativa regionale e nazionale , pronti a recepire le nuove conoscenze su un problema ancora aperto e controverso.
La Società Italiana di Allergologia ed Immunologia Clinica (SIAIC) condivide e conferma quanto previsto dal documento ufficiale dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), redatto nel giugno del 2007, alla cui stesura hanno partecipato anche delegati SIAIC. Il documento dell’ISS denomina tali quadri come :
• Intolleranza Idiopatica Ambientale ad Agenti Chimici (IIAAC) denominata anche Sensibilità Chimica Multipla (SCM).
E li definisce come :
• Disturbo cronico, reattivo all’esposizione a sostanze chimiche a livelli inferiori rispetto a quelli generalmente tollerati in assenza di test funzionali in grado di spiegare segni e sintomi.
• I segni/sintomi ricorrono a seguito dell’esposizione a sostanze chimiche anche non correlate chimicamente e in genere coinvolgono più organi/apparati.
I segni/sintomi tendono a regredire a seguito della rimozione dell’agente chimico implicato:
“La sensibilità chimica multipla (MCS) rappresenta una diagnosi controversa così definita per la prima volta agli inizi degli anni 50 negli Stati Uniti da un gruppo che si autodefiniva “ecologisti clinici” (malattia ambientale” da incapacità dell’organismo ad adattarsi a prodotti chimici contenuti in cosmetici, carburanti, fumi di scarico, additivi presenti nei cibi ,solventi in piccole quantità contenuti in materiali edili, giornali, mobili, tappeti ….”) – precisa lo specialista - La sensibilità chimica multipla, in inglese Multiple Chemical Sensitivity (MCS), secondo la definizione che ne dà il National Institute of Environmental Health Sciences, statunitense, è una presunta malattia cronica e ricorrente, che sarebbe causata dall'impossibilità di una persona a tollerare un dato ambiente chimico o una classe di sostanze chimiche.
La diagnosi di MCS, e l'esistenza stessa della patologia, sono però fortemente dubbie e controverse, tanto che alcune delle principali società medico-scientifiche statunitensi hanno rifiutato di riconoscerla come patologia organica. La presunta eziologia (ovvero, le sue ipotetiche cause) è ancora oggetto di dibattito. Sembra emergere che i disturbi siano correlati ad un'esposizione percepita, più che ad un'esposizione effettiva.
Senza negare la realtà dei sintomi, i pazienti vanno rassicurati circa il fatto che la loro condizione non è associata a segni di malattia progressiva e non ha un’evoluzione infausta L’incremento delle presunte diagnosi di intolleranze ambientali è fortemente enfatizzato dagli organi d’informazione, dai precetti della “medicina alternativa” ….Certe campagne mediatiche con titoli del tipo ….” Camilla, la bambina allergica a tutto
«Se sente odori rischia di morire»….” Creano solo allarmismi ingiustificati.
Attualmente, l’approccio nei confronti della MCS è segnato dalla dicotomia tra malattia di carattere organico e disturbo di tipo psicologico . Si è propensi, tuttavia, ad attribuire alla MCS il significato di patologia funzionale
Ad una sintomatologia estremamente ricca si contrappone una povertà di segni obiettivi e di laboratorio: rare infatti sono le alterazioni riscontrate. Va quindi sottolineato che l’identificazione di MCS si basa quindi, in gran parte, proprio sulla descrizione che il paziente fa dei propri sintomi e sul rapporto tra questi sintomi e le esposizioni ambientali riferite.
· Data la relativa incertezza che circonda questa condizione, si ritiene utile che i soggetti che presentino sintomi riferiti all’esposizione ad agenti chimici siano sottoposti ad una valutazione clinica specifica. Sia il Documento dell’Istituto Superiore di Sanità che altri documenti predisposti in Italia a Livello Regionale ( v.Toscana-Emilia Romagna) prevedono l’applicazione di un iter diagnostico per evidenziare la presenza di eventuali patologie nosologicamente definite nei soggetti che riferiscono una sintomatologia clinica a seguito dell’esposizione a sostanze chimiche ambientali
Nel documento dell’Istituto Superiore di Sanità viene affrontato anche il tema del Trattamento
• Poiché l’origine dei sintomi in queste persone è al momento da considerare sconosciuta, l’unico trattamento medico che può essere raccomandato è quello sintomatico da effettuarsi sempre secondo le norme di best practice e evidence base medicine (EBM).
• Data la situazione attuale si ritiene che qualsiasi trattamento farmacologico (non esclusivamente sintomatico) debba essere sottoposto ad adeguata sperimentazione clinica controllata per accertarne l’efficacia e gli eventuali effetti collaterali.
• Alcuni pazienti hanno seguito trattamenti stravaganti e costosi e possono apparire alla disperata ricerca di terapie non “ortodosse” come la neutralizzazione sublinguale o vari programmi di detossificazione.
• Mentre è giusto che il medico non “giudichi” il comportamento di questi pazienti, è suo dovere metterli in guardia relativamente alla loro mancanza di efficacia
• Il medico nel considerare tali pazienti non deve avere un atteggiamento di chiusura ed etichettare il paziente semplicemente come “psichiatrico”. Occorre tenere una posizione critica e costruttiva applicando quanto previsto dalla normativa regionale e nazionale , pronti a recepire le nuove conoscenze su un problema ancora aperto e controverso.
Fonte: Studio Media&Comunicazione DIESSECOM