Plastica alle vertebre per evitare recidive e complicazioni
Iniettando uno speciale cemento durante l’intervento di trattamento della stenosi del canale spinale, è possibile prevenire le fratture, tra i rischi più frequenti dopo l’intervento di posizionamento dei distanziatori interspinosi, lo ha dismostrato uno studio condotto agli Ospedali Riuniti di Bergamo, in collaborazione con l’Istituto Mario Negri.
Sono le fratture uno dei rischi più concreti e frequenti dopo un intervento di trattamento della stenosi del canale spinale - patologia causata dall’età avanzata, dall’artrosi o, spesso, dalla concomitanza di entrambi i fattori -, che provoca il restringimento del canale di passaggio dei nervi della colonna vertebrale.
Le fratture possono subentrare dopo l’impianto di un distanziatore interspinoso, tra le opzioni terapeutiche più efficaci per curare queste malattie. Si tratta di protesi di titanio che, allargando i forami da cui passano i nervi, permettono di ridurre le compressioni esercitate dal restringimento sulle radici nervose che passano dentro le vertebre. Le protesi, funzionando come ammortizzatori, riescono a dare grande beneficio a fronte di un intervento mininvasivo, eseguito in anestesia locale, senza tagli né suture.
A volte però il dolore torna, anche più intenso di prima, perché l’osso delle vertebre in alcuni soggetti è talmente fragile che tende a fratturarsi, proprio a causa delle nuove dinamiche biomeccaniche create dalla presenza della protesi stessa. Per limitare il più possibile questo rischio Giuseppe Bonaldi, direttore della Neuroradiologia degli Ospedali Riuniti di Bergamo, centro leader in Italia per il trattamento dei problemi alla colonna vertebrale, ha ideato una nuova tecnica, testata per mezzo di uno studio clinico, i cui risultati sono stati pubblicati sull’American Journal of Neuroradiology.
La tecnica prevede l’utilizzo di uno speciale cemento, che, rafforzando il tessuto che regge la protesi, permette di scongiurare il rischio di fratture causate da fragilità. Il cemento viene iniettato con un ago speciale, manovrato sotto controllo radiologico, quindi sfruttando un approccio percutaneo, in grado di ridurre al minimo il disagio e i rischi per il paziente.
Lo studio è stato condotto su 35 pazienti, trattati agli Ospedali Riuniti, con la collaborazione di Alessandro Cianfoni, Viceprimario di Neuroradiologia al Neurocentro della Svizzera Italiana (NSI) all’Ospedale Regionale di Lugano e già Assistant Professor alla Medical University of South Carolina di Charleston. L’impianto statistico invece è stato preparato da Guido Bertolini dell’Istituto Mario Negri di Bergamo, mentre Alessandro Marrocu si è occupato delle simulazioni al computer, necessarie per testare virtualmente gli effetti biomeccanici della nuova tecnica.
I risultati del trial sono stati sorprendenti: nessuna complicazione è stata riscontrata nei 19 pazienti trattati con la nuova tecnica, mentre il 25% dei pazienti che non erano stati sottoposti al trattamento di rinforzo è andato incontro a fratture.
Lo studio quindi ha dimostrato che la nuova tecnica non solo è fattibile, ma anche sicura ed efficace nella prevenzione delle fratture, tra i rischi più frequenti dopo l’intervento di posizionamento dei distanziatori interspinosi in quei soggetti con strutture ossee particolarmente fragili.
La tecnica made in Bergamo ha già ricevuto validazioni importanti negli Stati Uniti, dove è stata presentata in occasione di diversi convegni scientifici, raccogliendo il plauso di professionisti provenienti da tutto il mondo.
Sono le fratture uno dei rischi più concreti e frequenti dopo un intervento di trattamento della stenosi del canale spinale - patologia causata dall’età avanzata, dall’artrosi o, spesso, dalla concomitanza di entrambi i fattori -, che provoca il restringimento del canale di passaggio dei nervi della colonna vertebrale.
Le fratture possono subentrare dopo l’impianto di un distanziatore interspinoso, tra le opzioni terapeutiche più efficaci per curare queste malattie. Si tratta di protesi di titanio che, allargando i forami da cui passano i nervi, permettono di ridurre le compressioni esercitate dal restringimento sulle radici nervose che passano dentro le vertebre. Le protesi, funzionando come ammortizzatori, riescono a dare grande beneficio a fronte di un intervento mininvasivo, eseguito in anestesia locale, senza tagli né suture.
A volte però il dolore torna, anche più intenso di prima, perché l’osso delle vertebre in alcuni soggetti è talmente fragile che tende a fratturarsi, proprio a causa delle nuove dinamiche biomeccaniche create dalla presenza della protesi stessa. Per limitare il più possibile questo rischio Giuseppe Bonaldi, direttore della Neuroradiologia degli Ospedali Riuniti di Bergamo, centro leader in Italia per il trattamento dei problemi alla colonna vertebrale, ha ideato una nuova tecnica, testata per mezzo di uno studio clinico, i cui risultati sono stati pubblicati sull’American Journal of Neuroradiology.
La tecnica prevede l’utilizzo di uno speciale cemento, che, rafforzando il tessuto che regge la protesi, permette di scongiurare il rischio di fratture causate da fragilità. Il cemento viene iniettato con un ago speciale, manovrato sotto controllo radiologico, quindi sfruttando un approccio percutaneo, in grado di ridurre al minimo il disagio e i rischi per il paziente.
Lo studio è stato condotto su 35 pazienti, trattati agli Ospedali Riuniti, con la collaborazione di Alessandro Cianfoni, Viceprimario di Neuroradiologia al Neurocentro della Svizzera Italiana (NSI) all’Ospedale Regionale di Lugano e già Assistant Professor alla Medical University of South Carolina di Charleston. L’impianto statistico invece è stato preparato da Guido Bertolini dell’Istituto Mario Negri di Bergamo, mentre Alessandro Marrocu si è occupato delle simulazioni al computer, necessarie per testare virtualmente gli effetti biomeccanici della nuova tecnica.
I risultati del trial sono stati sorprendenti: nessuna complicazione è stata riscontrata nei 19 pazienti trattati con la nuova tecnica, mentre il 25% dei pazienti che non erano stati sottoposti al trattamento di rinforzo è andato incontro a fratture.
Lo studio quindi ha dimostrato che la nuova tecnica non solo è fattibile, ma anche sicura ed efficace nella prevenzione delle fratture, tra i rischi più frequenti dopo l’intervento di posizionamento dei distanziatori interspinosi in quei soggetti con strutture ossee particolarmente fragili.
La tecnica made in Bergamo ha già ricevuto validazioni importanti negli Stati Uniti, dove è stata presentata in occasione di diversi convegni scientifici, raccogliendo il plauso di professionisti provenienti da tutto il mondo.
Fonte: Ufficio Stampa Ospedali Riuniti di Bergamo