Le nanosfere migliorano la Qualità della Vita delle donne con tumore al seno

Più efficacia, meno tossicità. Domande e risposte per le donne con tumore al seno.

Può delinearci l’attuale scenario del tumore al seno?
Il tumore della mammella costituisce la neoplasia femminile di maggiore incidenza. Nella nostra popolazione circa una donna adulta ogni dieci sviluppa questa patologia nell’arco della propria vita, con un’incidenza che va aumentando dai 40 anni in poi.
Nella nostra società l’incidenza di questa patologia è aumentata nelle nuove generazioni. È ormai dimostrato che uno stile di vita “occidentale”, caratterizzato da una vita più sedentaria e dall’eccesso di apporto calorico e di cibi “grassi”, è alla base di un ambiente endocrino che può favorire lo sviluppo di questa neoplasia.
In provincia di Bergamo si registrano circa 800 nuovi casi ogni anno, e i dati d’incidenza sono, nella media, in linea con quelli regionali e nazionali. Non è quindi il caso di parlare di un’emergenza bergamasca per questa malattia, ma della necessità di monitorare attentamente una preoccupazione che riguarda da vicino tutte le donne.

Quali sono stati in questi ultimi anni i fattori più significativi nel mutamento della prognosi nella neoplasia mammaria e le nuove frontiere terapeutiche raggiunte nel trattamento nella fase avanzata della malattia?
Lo sforzo congiunto di indurre una maggior sensibilizzazione delle donne nei confronti di questo problema e l’introduzione di campagne di screening (attualmente per le donne tra i 50 e i 70 anni) hanno consentito di intervenire sempre più precocemente e di ottenere sempre più successi terapeutici, cioè guarigioni definitive da questa malattia. Attualmente si può ben dire che quasi il 90% dei casi di tumore diagnosticati ogni anno può essere guarito con il concorso di chirurgia, radioterapia e terapie farmacologiche.
Nel caso tuttavia questo risultato non sia possibile, la scienza medica è riuscita a mettere a disposizione della donna trattamenti sempre più innovativi, farmaci sempre più efficaci: nuovi chemioterapici, nuovi ormoni anticancro e farmaci biologici con innovativi meccanismi di attività.
Ciò significa che anche la malattia che non riesce a essere curata al suo inizio dalle terapie, può oggi essere aggredita attraverso svariati altri modi, offrendo alla paziente la possibilità di varie linee terapeutiche per trovare quella più adatta alla situazione.

Nella lotta al tumore al seno nella sua forma avanzata è fondamentale coniugare l’efficacia con la tollerabilità. Da pochi mesi in Italia è disponibile una nuova generazione di chemioterapia che, utilizzando la nanotecnologia, arriva direttamente alla cellula tumorale. Ci potrebbe descrivere meglio questa tecnologia?
Fin dall’inizio dell’Oncologia Medica, circa cinquant’anni fa, la chemioterapia è stata uno degli alleati più importanti nella lotta al cancro. Tuttavia, è conoscenza popolare che spesso produce anche notevoli effetti collaterali, e molte donne sono molto spaventate all’idea di sottoporsi a questi trattamenti. Recentemente, la tecnologia ha consentito di fare dei passi in avanti, coniugando alcuni di questi chemioterapici a dei veicoli che ne facilitassero l’azione terapeutica, riducendo al tempo stesso la tossicità.
Una di queste esperienze positive è avvenuta per esempio con un farmaco molto usato e molto efficace, il nabTM paclitaxel, che è stato coniugato a delle nanosfere di albumina. Questo meccanismo innovativo ha dimostrato di indurre un significativo miglioramento dell’azione del farmaco e di offrire al tempo stesso la possibilità di ridurre alcuni effetti collaterali spiacevoli.

I taxani sono tra i chemioterapici più utilizzati contro il tumore al seno ma costringono all’uso dei solventi, con aumento della tossicità della terapia. Perchè nab-paclitaxel® può essere considerata una efficace alternativa, in termini di efficacia e di mantenimento di una buona Qualità di Vita?
La veicolazione del farmaco attraverso queste nanosfere consente una migliore concentrazione del prodotto nell’area del tumore, risparmiando in parte l’esposizione del resto dell’organismo. Inoltre, il fatto che il farmaco è contenuto in queste nanosfere di albumina ha permesso di rimuovere dalla preparazione la presenza dei solventi, che risultavano avere una tossicità per l’organismo e dunque evitare alla paziente la necessità della premedicazione con corticosteroidi, evitando i fastidiosi e persistenti effetti collaterali prodotti da tali farmaci.
Maggior efficacia e miglior tollerabilità sono in effetti due azioni sinergiche estremamente positive per le donne che ne beneficeranno.


Carlo Tondini
Direttore Oncologia Medica, Ospedali Riuniti di Bergamo

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Fonte: Pro Format Comunicazione – Ufficio stampa