Invecchiamento Mentale: esercizi per allenare la mente

In attesa della Settimana di Prevenzione dell’Invecchiamento Mentale, in programma a settembre, l’associazione non profit di neuropsicologi suggerisce, in modo divertente, come non far avvizzire il ben dell’intelletto sotto il solleone.

Nonostante il tempo di vacanze, i lavori fervono in casa ASSOMENSANA, l’ente non profit a favore della mente, fondato a Monza da neuropsicologi. Per il prossimo settembre, dal 17 al 22, l’Associazione deve preparare la Settimana di Prevenzione dell’Invecchiamento Mentale che, sull’intero territorio nazionale, permetterà alle persone che si saranno prenotate (presso il sito: www.assomensana.it o per telefono, al n° 039/2622444) di conoscere lo stato di salute delle proprie funzioni cognitive. Grazie al check-up neuropsicologico, a base di test, offerto dagli oltre 70 specialisti aderenti all’iniziativa, i partecipanti riceveranno, al termine dell’appuntamento, indicazioni utili sulle strategie adeguate e gli stili di vita corretti che, a qualsiasi età, possono prevenire il declino mentale.

Per mantenere brillante e giovane la mente, è comunque importante “allenarla” con regolarità tramite appositi esercizi messi a punto dagli esperti di Assomensana e che costituiscono la Ginnastica Mentale®, brevettata dall’Associazione. Soprattutto d’estate, i neuropsicologi raccomandano di eseguire quotidianamente semplici pratiche in grado di evitare l’infiacchimento del cervello nella calura.

Per rendere più piacevole l’addestramento mentale a luglio e agosto, Assomensana propone sette esercizi mentali in una forma insolita, ovvero accompagnati dai commenti, anche ironici, di una corsista, Rossella, che li ha sperimentati in prima persona, con tutte le difficoltà e gli annessi e connessi. Buona Ginnastica Mentale® estiva, in attesa della SPIM a settembre!

ESERCIZI PER ALLENARE LA MENTE
ESERCIZIO N. 1: SVEGLIARSI AL MATTINO ED INIZIARE LA GIORNATA LAVANDO I DENTI CON LA MANO SOLITAMENTE NON UTILIZZATA.

RISULTATO: dopo una settimana la capacità di utilizzo si equivale. Ma se dopo una settimana si prova ad alternare si riparte da zero per quanto riguarda la mano meno usata.
Per un’ottimale attivazione dell’attenzione e della memoria ho dovuto sconvolgere le abitudini quotidiane: se tutte le mattine ripetutamente mi alzo, mi auguro buona giornata, sorrido, saluto il mio cane, apro le finestre, mi rinfresco il viso, accendo la radio, preparo la colazione, accendo il telefonino, faccio colazione, etc… non attivo l’attenzione sino a che non arrivo in ufficio. Ma se al mattino sconvolgo l'ordine delle azioni, il cane in due giorni si adegua alle nuove abitudini e io all’inizio dimentico di fare qualcosa, anche se le abitudini sono le stesse ma ordinate in modo diverso.
CONCLUSIONI: cambiando ogni giorno la sequenza delle abitudini ho imparato come il mio cane ad abituarmi e a non dimenticare mai nulla. Un ulteriore buon esercizio per l'attivazione dell'attenzione è stato camminare al contrario ovvero all'indietro. Non sottolineo le conseguenze e i risultati, perché bisogna provare! Inizialmente, è preferibile farlo in un prato. Quando si avrà una certa sicurezza, va escluso un senso (ovvero una volta bisogna chiudere gli occhi, un’altra evitare di mantenere l'equilibrio utilizzando gli arti superiori, etc.)



ESERCIZIO N: 2: SCRIVERE I NOMI DELLE PROTAGONISTE DONNA O UOMINI O DEI LUOGHI OVE È AMBIENTATO UN FILM.

Un calvario per chi come me non ama la TV. All’inizio ricordavo i nomi, ma non la trama del telefilm. Variazione: mi sono ricordata ciò che mi è stato detto da un’amica “quando leggo un libro se i nomi non sono italiani li cambio e me li invento”. OK: il telefilm non è di mio gradimento ma se collego il nome al ruolo che il personaggio ha nel film alla fine ricordo sia il nome che la trama del film. Per esempio: Anna la vittima, Annalisa il Medico Legale, Sonia l’analista, Eleonora la vicina di casa, Ornella la figlia, etc. Dopo una settimana posso seguire un telefilm e ricordare tutto, però la TV continua a non piacermi. Quindi ho pensato bene di applicarlo alla lettura di un testo che impegni sempre un’ora e mezza circa e che abbia un inizio e una fine. Affrontato l’esercizio con meno fatica, il mio cervello sa che se mi dimentico qualcosa posso comunque risfogliare il libro (il possibile riscontro inibisce una parte dell'attenzione).
Differente la risposta leggendo un E-BooK: ho dovuto più volte rileggere alcune parti per ricordare sia i nomi che il contesto in cui si erano presentati; l’impegno visivo per me è stato molto impegnativo (sono astigmatica).
LETTURA DI UN QUOTIDIANO: essendo gli articoli brevi, ho letto più articoli, ma essendo i fatti, le storie, i contesti e i contenuti molto diversi, ho avuto notevoli difficoltà a collegare sempre correttamente la notizia ai nomi. Inoltre non sempre sono riuscita a ricordare in quale pagina erano.




ESERCIZIO N 3: SVUOTARE UNA SCATOLA DI GRAFFETTE COLORATE E POI SUDDIVIDERLE.

Essendo l'esercizio, risultato facile per me, ho messo un limite di tempo: la reazione allo stimolo della velocità si è dimostrata sollecitante, ma all'inizio è stato anche a volte difficile coordinare la velocità con la rilevazione del colore e la relativa suddivisione. Poi, in un momento di follia, ho deciso di buttare le graffette per aria e lasciarle cadere ovunque e di avere un posto preciso dove poi collocarle, sempre suddivise per colore. Divertente la ricerca, ma lievemente più lunghi i tempi per associare il colore con il luogo dove dovevo raggrupparle (forse avevo scelto posti distanti). Per complicarmi ulteriormente la vita, infine ho deciso di buttare per aria le graffette e poi raggrupparle in ordine alfabetico per colore (esempio: A: Arancione e Azzurro; B: Bianco) e il giorno successivo in ordine alfabetico, partendo dalla Z. Difficile, ma si può fare (si prendono due piccioni con una fava: Il riscontro al punto seguente).




ESERCIZIO N 4: IMPARARE L'ALFABETO AL CONTRARIO.

Fatto, ma dopo averlo imparato se non utilizzato dopo qualche giorno si ha difficoltà a rivisualizzarlo. Esercizio da rinfrescare tutti i giorni, un po’ come imparare alle elementari le tabelline. Ce la posso fare! (ciò che non uso o non mi piace lo dimentico).


ESERCIZIO N 5: SCRIVERE TUTTE LE PAROLE CHE VENGONO IN MENTE DI UNA LETTERA DELL'ALFABETO.

Non essendomi data un tempo, ovviamente dopo un'ora ho smesso e devo ammettere che i termini non mancavano. Quindi ho estratto a sorte due lettere e ho cercato di scrivere tutte le parole che iniziavano, finivano o contenevano in modo consecutivo le due lettere. Help! Un buon risultato ottenuto dopo dieci giorni.

ESERCIZIO N. 6: OGNI SERA SCRIVERE GLI OGGETTI VISTI DI UN DETERMINATO COLORE.

Per precedenti esperienze mi è facile, per cui ho deciso di cucinare un menù mono-colore due volte alla settimana, quando invito parenti, amici o colleghi a cena. Ho dovuto attivare: impegno, ricerca, fantasia, attenzione agli accostamenti, immaginazione e sperimentazione per avere un risultato sorprendentemente piacevole. Il mio amico Andrea Chef ringrazia per aver attivato tale esperienza e l’ha adottata con successo nel suo ristorante. (piace anche ai bambini, perché li stimola il colore, la scoperta, l'approccio e la curiosità al gusto, che gli fa mangiare anche le verdure!).

ESERCIZIO N. 7: CAMBIARE PERCORSO.

Mi permetto di segnalare che, per quanto mi riguarda, non c'è strada che io percorra quotidianamente senza lavori in corso!!! con demenziali deviazioni. Altro che flessibilità cognitiva: ho pensato di propormi come Assessore alla Viabilità. L'unico esercizio apparentemente attinente è stato andare con una amica in un luogo a me sconosciuto: all'andata ha guidato Lei e al ritorno io. Lei ha impiegato due ore, io tre, però ha visto dei borghi a Lei completamente sconosciuti. Risultato: ho deciso di imparare, senza distrarmi dalla guida, ad individuare dei riferimenti (negozi, case architettonicamente particolari, alberi, cartelloni pubblicitari etc.) Qui la vedo abbastanza dura: il mio taccuino visuo-spaziale è semi out.
La ripetizione sistematica delle azioni sicuramente crea organizzazione, ma la trovo triste e poco coinvolgete, come dire ad alta voce al rientro a casa dove colloco gli oggetti quali chiavi e telefono. Ho preferito intraprendere un percorso, forse più complesso, al momento di uscire, quando non trovo chiavi o altro, e mi sono data due minuti di tempo per rivivere il piacevole momento del rientro a casa: trovo immediatamente tutto, a vantaggio anche del buon umore, ed esco rilassata e con un sorriso.

Fonte: Assomensana