E’ degli Ospedali Riuniti il primo paziente arruolato dal Registro Europeo di ablazione cardiaca pediatrica. Si tratta di un bambino di 12 anni, affetto da sindrome di Wolff-Parkinson-White, patologia emersa in seguito agli accertamenti suggeriti da due episodi di aritmia severa, che hanno determinato una sofferenza del muscolo cardiaco. Questa sindrome è caratterizzata dalla presenza di un’anomala connessione elettrica tra atri e ventricoli, in grado di provocare una sorta di cortocircuito elettrico, che origina aritmie molto severe.
Vista l’inefficacia della terapia farmacologica nel controllo della malattia, il paziente nel luglio scorso è stato sottoposto a crioablazione trans catetere della connessione anomala, localizzata tra l’atrio e il ventricolo sinistro. Oggi sta bene e non deve sottoporsi ad alcuna terapia.
Gli Ospedali Riuniti sono da sempre un centro di riferimento per le malattie cardiache in età pediatrica, ciò ha permesso di acquisire esperienza e credibilità tali da divenire il centro promotore e coordinatore del Registro Europeo per le ablazioni transcatetere in età pediatrica. Paolo De Filippo, responsabile dell’Elettrofisiologia dei Riuniti, spiega: "Purtroppo ad oggi, per le aritmie in età pediatrica, non esiste un consenso in merito a indicazioni, metodologia e follow–up. Occorrono dati specifici, perché il bambino presenta problematiche molto diverse da quelle dell’adulto. Il Registro realizza una delle nostre speranze, ossia quella di poter dare il via ad una raccolta dati sistematica, che possa contribuire a identificare la migliore strategia di trattamento delle diverse forme di aritmia nei bambini".
Antonello Gavazzi, direttore della Cardiologia, sottolinea come questo risultato di eccellenza sia frutto di un lavoro di squadra: “Il nostro Dipartimento Cardiovascolare, diretto da Paolo Ferrazzi, ha una caratteristica unica nel panorama sanitario nazionale: è in grado cioè di fornire prestazioni innovative e di alto livello per le patologie cardiovascolari in pazienti di tutte le età, dal neonato al grande anziano, con metodologie diverse che vanno dalla chirurgia tradizionale alla cardiologia interventistica”.
Cos’è l’ablazione cardiaca
L’ablazione, termine che nel linguaggio non medico può essere tradotto con asportazione, è una procedura mini-invasiva che, impiegando un catetere molto sottile, prevede la bruciatura del tessuto miocardico responsabile dell’aritmia cardiaca.
L’intervento si pratica introducendo il catetere per via femorale fino a raggiungere il cuore. Due le opzioni possibili per ottenere il risultato: riscaldare i tessuti attraverso la radiofrequenza o raffreddarlo. Nel primo caso il catetere conduce una corrente elettrica che, riscaldando la punta metallica del dispositivo, elimina il tessuto miocardico responsabile del disordine elettrico. Nel secondo caso la lesione del tessuto avviene raggiungendo temperature di – 60°. La tecnica di raffreddamento, o crioablazione, ha trovato un’applicazione in campo pediatrico in tempi più recenti, quando si sono resi disponibili dispositivi adatti. Simile per efficacia alla tecnica riscaldante, la crioablazione comporta rischi minori, poiché determina una lesione più mirata, condizione fondamentale nei piccoli cuori dei bambini. La combinazione, utilizzata di prassi all’ospedale di Bergamo, della crioablazione con il mappaggio elettroanatomico avanzato, permette infatti di localizzare più efficacemente la zona di tessuto responsabile della malattia aritmica, riducendo la durata dell'intervento ed esponendo i piccoli pazienti a una minor dose di radiazioni.
L'utilizzo dell’ablazione cardiaca in campo pediatrico
L'ablazione transcatetere ha rivoluzionato la gestione dell’aritmia cardiaca. È stata utilizzata per la prima volta negli adulti nei primi anni ’80, per poi essere estesa ai bambini nel decennio seguente.
Nell’ultimo decennio la migliore comprensione dei rischi e dei benefici, la progettazione di cateteri specifici e lo sviluppo di sistemi avanzati di imaging in 3D hanno consentito di ottenere nei bambini risultati paragonabili a quelli registrati nella popolazione adulta.
Tuttavia l’ablazione cardiaca nei bambini non è ancora una procedura standardizzata come per gli adulti. In Europa infatti manca una raccolta e una piena condivisione di informazioni tra la maggior parte dei centri competenti.
Perché un registro europeo e il progetto
Per colmare questi limiti, l’Unità di Elettrofisiologia degli Ospedali Riuniti di Bergamo, uno dei pochi centri italiani che si occupa di elettrofisiologia pediatrica, si è fatta promotrice con Francesco Cantù e Paolo De Filippo, insieme con il centro tedesco di Hannover, del Registro Pediatrico Europeo dell’Ablazione (EPCAR l’acronimo inglese). L’obiettivo principale è quello di raccogliere dati sulle procedure di ablazione nella popolazione pediatrica europea per migliorare la gestione di questo gruppo di pazienti
Il Registro consentirà di:
· individuare le indicazioni cliniche alla procedura (età, tipo di aritmia, situazione clinica, ...)
· confrontare le diverse tecniche di ablazione (strategia di mappaggio, fonti di energia, ambienti)
· valutare la sicurezza e l’efficacia delle procedure di ablazione con precisione e a lungo termine
· valutare le strategie di follow – up
Il progetto di studio
L’EPCAR includerà pazienti pediatrici con un’età compresa tra 0 e 16 anni. Lo studio, iniziato agli Ospedali Riuniti di Bergamo, coinvolgerà i principali centri di riferimento europei per il trattamento invasivo delle aritmie cardiache in età pediatrica. Dopo una fase pilota di un anno, saranno invitati ad unirsi al registro altri 30 centri europei che eseguono regolarmente l’ablazione pediatrica. L’obiettivo è quello di ottenere un quadro il più possibile rappresentativo della pratica medica in corso in tutte le zone europee.
Fonte: fficio Comunicazione Ospedali Riuniti di Bergamo