Allergia ai latticini
Descrizione
Circa il 4-5 per cento dei bambini è allergico al latte vaccino (di mucca) ma, nella maggioranza dei casi, questo problema viene superato nell'arco dei primi anni di vita e, con il passaggio all'adolescenza, la maggior parte dei bambini allergici può tornare a consumare il latte.
Non si tratta, però, di una "guarigione" automatica; esistono, infatti, alcune persone che continuano a essere allergiche anche da adulte.
Secondo i dati più recenti, si tratta dello 0,1 per cento della popolazione. In questi rari casi, tuttavia, le forme di allergia sono quelle più serie.
Colpa delle proteine
La capacità del latte di far reagire il sistema di difesa naturale dell'organismo è dovuta alla presenza di due proteine:
- la betalattoglobulina (che pare sia l'allergene* più importante),
- le caseine.
Una volta ingerite, queste proteine vanno a legarsi con anti-corpi specifici (le immunoglobuline* di tipo E, o "lgE") che l'organismo ha prodotto nei loro confronti. E' questo legame che dà il via all'allergia alimentare: le lgE sono localizzate su precise cellule (i mastociti*) che rilasciano alcune sostanze contenute al loro interno, come per esempio l'istamina* e l'eparina, che hanno come bersaglio:
- la pelle,
- le vie respiratorie,
- le mucose* dell'intestino.
Queste sostanze generano una serie di reazioni avverse, che sono la dimostrazione pratica del fatto che l'alimento in questione non è gradito all'organismo.
I bimbi non sono tutti esposti ugualmente al rischio di risultare allergici al latte vaccino: infatti, a correre i pericoli maggiori sono i figli di genitori che soffrono a loro volta di forme allergiche (alimentari, ma anche respiratorie).
Le cause
L'intolleranza è un fenomeno comune soprattutto nei bambini piccoli, ma riguarda anche 10 adulti su 100. Il problema può essere di tipo costituzionale, ovvero essere un problema proprio dell'organismo della persona, che nasce predisposta alla carenza di questo enzima.
In altri casi, l'intolleranza deriva, invece, da malattie dell'intestino in grado di alterarne la mucosa*, che, di conseguenza, non produce più l'enzima necessario a digerire il latte. Si può trattare, per esempio, di malattie come:
- la colite ulcerosa, ovvero l'infiammazione del colon con presenza di piccole perforazioni;
- il morbo di Crohn, ovvero un'infiammazione cronica della membrana che riveste internamente l'intestino;
- le infezioni da virus, quando si protraggono a lungo.
Circa il 4-5 per cento dei bambini è allergico al latte vaccino (di mucca) ma, nella maggioranza dei casi, questo problema viene superato nell'arco dei primi anni di vita e, con il passaggio all'adolescenza, la maggior parte dei bambini allergici può tornare a consumare il latte.
Non si tratta, però, di una "guarigione" automatica; esistono, infatti, alcune persone che continuano a essere allergiche anche da adulte.
Secondo i dati più recenti, si tratta dello 0,1 per cento della popolazione. In questi rari casi, tuttavia, le forme di allergia sono quelle più serie.
Colpa delle proteine
La capacità del latte di far reagire il sistema di difesa naturale dell'organismo è dovuta alla presenza di due proteine:
- la betalattoglobulina (che pare sia l'allergene* più importante),
- le caseine.
Una volta ingerite, queste proteine vanno a legarsi con anti-corpi specifici (le immunoglobuline* di tipo E, o "lgE") che l'organismo ha prodotto nei loro confronti. E' questo legame che dà il via all'allergia alimentare: le lgE sono localizzate su precise cellule (i mastociti*) che rilasciano alcune sostanze contenute al loro interno, come per esempio l'istamina* e l'eparina, che hanno come bersaglio:
- la pelle,
- le vie respiratorie,
- le mucose* dell'intestino.
Queste sostanze generano una serie di reazioni avverse, che sono la dimostrazione pratica del fatto che l'alimento in questione non è gradito all'organismo.
I bimbi non sono tutti esposti ugualmente al rischio di risultare allergici al latte vaccino: infatti, a correre i pericoli maggiori sono i figli di genitori che soffrono a loro volta di forme allergiche (alimentari, ma anche respiratorie).
Le cause
L'intolleranza è un fenomeno comune soprattutto nei bambini piccoli, ma riguarda anche 10 adulti su 100. Il problema può essere di tipo costituzionale, ovvero essere un problema proprio dell'organismo della persona, che nasce predisposta alla carenza di questo enzima.
In altri casi, l'intolleranza deriva, invece, da malattie dell'intestino in grado di alterarne la mucosa*, che, di conseguenza, non produce più l'enzima necessario a digerire il latte. Si può trattare, per esempio, di malattie come:
- la colite ulcerosa, ovvero l'infiammazione del colon con presenza di piccole perforazioni;
- il morbo di Crohn, ovvero un'infiammazione cronica della membrana che riveste internamente l'intestino;
- le infezioni da virus, quando si protraggono a lungo.
Come si manifesta
L'allergia al latte si mette in luce con una serie di sintomi che si manifestano a breve distanza dal consumo dell'alimento, ovvero:
- disturbi intestinali (diarrea e vomito e, quando si tratta di un bambino piccolo, un possibile rallentamento della crescita),
- prurito e gonfiore localizzato alla lingua (la cosiddetta "sindrome allergica orale"),
- orticaria,
- dermatite atopica (un arrossamento diffuso della pelle che risulta anche secca e pruriginosa),
- disturbi della respirazione (rinite, asma).
In casi rari e soprattutto negli adulti, il consumo di latte da parte di una persona allergica può scatenare uno shock anafilattico. Si tratta di una vera e propria emergenza che mette a rischio la vita stessa: la pressione scende rapidamente e tutto l'organismo rimane privo di un sufficiente afflusso di sangue.
L'allergia al latte si mette in luce con una serie di sintomi che si manifestano a breve distanza dal consumo dell'alimento, ovvero:
- disturbi intestinali (diarrea e vomito e, quando si tratta di un bambino piccolo, un possibile rallentamento della crescita),
- prurito e gonfiore localizzato alla lingua (la cosiddetta "sindrome allergica orale"),
- orticaria,
- dermatite atopica (un arrossamento diffuso della pelle che risulta anche secca e pruriginosa),
- disturbi della respirazione (rinite, asma).
In casi rari e soprattutto negli adulti, il consumo di latte da parte di una persona allergica può scatenare uno shock anafilattico. Si tratta di una vera e propria emergenza che mette a rischio la vita stessa: la pressione scende rapidamente e tutto l'organismo rimane privo di un sufficiente afflusso di sangue.
Esami
Per diagnosticare con certezza un'allergia al latte vaccino, ci si può avvalere di diversi esami, in particolare:
- del Rast test,
- delle cutireazioni.
E', tuttavia, bene ricordare che i risultati di questi due esami non sono sempre attendibili.
Potrebbero, infatti, risultare:
- falsi positivi, ovvero indicare la presenza dell'allergia anche in persone che non hanno alcun disturbo.
- falsi negativi, ovvero non identificare alcuna allergia in chi invece è allergico.
Ecco perchè, recentemente, questi esami sono stati affiancati da un ulteriore test che permette una diagnosi più certa. Si tratta del "test di scatenamento in doppio cieco con placebo".
Il Rast test è un esame del sangue che va a ricercare nell'organismo la presenza o meno delle IgB specifiche.
La presenza delle IgE depone a favore dell'allergia.
Le cutireazioni sono test cutanei.
La pelle viene messa a contatto con un piccolo campione dell'allergene: nel caso essa reagisca attraverso la formazione di pomfi, l'allergia è presente.
Forse è solo una intolleranza...
C'è un nuovo test per chi non sopporta il latte.
In questo caso, la salute non corre rischi. E, per evitare problemi, si può ricorrere a cibi alternativi che non contengono lattosio.
Accusare dolori allo stomaco e disturbi all'intestino sono sintomi che possono comparire dopo aver bevuto una tazza di latte, ma nella maggior parte dei casi non si tratta di allergia. Anche se i sintomi sono spesso gli stessi, infatti, non sopportare il latte non significa esserne allergici.
In caso di intolleranza infatti, la causa non è una reazione anomala del sistema di difesa naturale dell'organismo, ma è la carenza, o addirittura la mancanza, della lattasi, ovvero dell'enzima* necessario a digerire il latte.
La lattasi, infatti, serve a suddividere il lattosio, che è uno zucchero complesso, in:
- glucosio,
- galattosio,
ovvero in due forme di zuccheri semplici e facilmente assimilabili.
Se questo enzima manca, oppure non è prodotto dall'interno in quantità sufficienti, il latte "rimane sullo stomaco" perchè non può essere digerito.
La "prova del 9"
Il test cosiddetto "di scatenamento in doppio cieco" è oggi ritenuto il più attendibile (e al tempo stesso il più semplice) per scoprire un'eventuale allergia al latte.
Tale test consiste nella somministrazione per bocca:
- sia di un piccolo campione di proteine del latte,
- sia di un placebo, una sostanza che non ha effetti sull'organismo.
Entrambe le sostanze sono contenute in capsule (se il malato è un adulto) oppure in budini o beveroni (se è un bambino).
Tutte e due le capsule sono indistinguibili sia dalla persona sia dal medico che effettua il test.
In questo modo si abbattono le suggestioni psicologiche che possono influire:
- sulla persona,
che, ingerendo la sostanza "sospetta", convinta che le farò male, potrebbe manifestare reazioni anche se non è allergica;
- sul medico, che potrebbe interpretare come segnali dell'allergia manifestazioni imputabili ad altri piccoli disturbi.
Le reazioni che scattano dopo il consumo di una delle 2 sostanze non sono alterate da alcun dato soggettivo, perchè sia la persona sia il medico non sanno se la capsula conteneva latte.
Nel caso si manifestino i segnali di un'intolleranza al latte, è opportuno effettuare una visita medica. In genere, il medico è in grado di orientare la diagnosi già sulla base dei sintomi. Tuttavia, per verificare che si tratti effettivamente di intolleranza e non di allergia, è bene eseguire i test cutanei e del sangue (vedere la prima parte dell'articolo).
Per accertare la presenza dell'intolleranza, è possibile effettuare altri test, come:
- il citotest (o "test citotossico") è un esame del sangue che valuta la reazione del siero quando viene messo a contatto con la sostanza mal tollerata (in questo caso il latte).
- il test dell'idrogeno (o "breath test al lattosio") è un esame non invasivo e del tutto indolore in grado di fornire un risultato sicuro e specifico.
La persona è invitata a bere una soluzione contenente lattosio. Dopo 30 minuti, e per altre 3 volte ogni mezz'ora, deve soffiare in un apposito palloncino. L'aria viene poi analizzata in laboratorio al fine di ricercare l'eventuale presenza di idrogeno, che è indice dell'intolleranza.
Nel caso in cui l'organismo non riesca a digerire il latte, infatti, il lattosio, non scomposto nelle due forme di zuccheri più semplici, rimane nell'intestino, dove viene attaccato dalla flora batterica e libera l'idrogeno.
Per diagnosticare con certezza un'allergia al latte vaccino, ci si può avvalere di diversi esami, in particolare:
- del Rast test,
- delle cutireazioni.
E', tuttavia, bene ricordare che i risultati di questi due esami non sono sempre attendibili.
Potrebbero, infatti, risultare:
- falsi positivi, ovvero indicare la presenza dell'allergia anche in persone che non hanno alcun disturbo.
- falsi negativi, ovvero non identificare alcuna allergia in chi invece è allergico.
Ecco perchè, recentemente, questi esami sono stati affiancati da un ulteriore test che permette una diagnosi più certa. Si tratta del "test di scatenamento in doppio cieco con placebo".
Il Rast test è un esame del sangue che va a ricercare nell'organismo la presenza o meno delle IgB specifiche.
La presenza delle IgE depone a favore dell'allergia.
Le cutireazioni sono test cutanei.
La pelle viene messa a contatto con un piccolo campione dell'allergene: nel caso essa reagisca attraverso la formazione di pomfi, l'allergia è presente.
Forse è solo una intolleranza...
C'è un nuovo test per chi non sopporta il latte.
In questo caso, la salute non corre rischi. E, per evitare problemi, si può ricorrere a cibi alternativi che non contengono lattosio.
Accusare dolori allo stomaco e disturbi all'intestino sono sintomi che possono comparire dopo aver bevuto una tazza di latte, ma nella maggior parte dei casi non si tratta di allergia. Anche se i sintomi sono spesso gli stessi, infatti, non sopportare il latte non significa esserne allergici.
In caso di intolleranza infatti, la causa non è una reazione anomala del sistema di difesa naturale dell'organismo, ma è la carenza, o addirittura la mancanza, della lattasi, ovvero dell'enzima* necessario a digerire il latte.
La lattasi, infatti, serve a suddividere il lattosio, che è uno zucchero complesso, in:
- glucosio,
- galattosio,
ovvero in due forme di zuccheri semplici e facilmente assimilabili.
Se questo enzima manca, oppure non è prodotto dall'interno in quantità sufficienti, il latte "rimane sullo stomaco" perchè non può essere digerito.
La "prova del 9"
Il test cosiddetto "di scatenamento in doppio cieco" è oggi ritenuto il più attendibile (e al tempo stesso il più semplice) per scoprire un'eventuale allergia al latte.
Tale test consiste nella somministrazione per bocca:
- sia di un piccolo campione di proteine del latte,
- sia di un placebo, una sostanza che non ha effetti sull'organismo.
Entrambe le sostanze sono contenute in capsule (se il malato è un adulto) oppure in budini o beveroni (se è un bambino).
Tutte e due le capsule sono indistinguibili sia dalla persona sia dal medico che effettua il test.
In questo modo si abbattono le suggestioni psicologiche che possono influire:
- sulla persona,
che, ingerendo la sostanza "sospetta", convinta che le farò male, potrebbe manifestare reazioni anche se non è allergica;
- sul medico, che potrebbe interpretare come segnali dell'allergia manifestazioni imputabili ad altri piccoli disturbi.
Le reazioni che scattano dopo il consumo di una delle 2 sostanze non sono alterate da alcun dato soggettivo, perchè sia la persona sia il medico non sanno se la capsula conteneva latte.
Nel caso si manifestino i segnali di un'intolleranza al latte, è opportuno effettuare una visita medica. In genere, il medico è in grado di orientare la diagnosi già sulla base dei sintomi. Tuttavia, per verificare che si tratti effettivamente di intolleranza e non di allergia, è bene eseguire i test cutanei e del sangue (vedere la prima parte dell'articolo).
Per accertare la presenza dell'intolleranza, è possibile effettuare altri test, come:
- il citotest (o "test citotossico") è un esame del sangue che valuta la reazione del siero quando viene messo a contatto con la sostanza mal tollerata (in questo caso il latte).
- il test dell'idrogeno (o "breath test al lattosio") è un esame non invasivo e del tutto indolore in grado di fornire un risultato sicuro e specifico.
La persona è invitata a bere una soluzione contenente lattosio. Dopo 30 minuti, e per altre 3 volte ogni mezz'ora, deve soffiare in un apposito palloncino. L'aria viene poi analizzata in laboratorio al fine di ricercare l'eventuale presenza di idrogeno, che è indice dell'intolleranza.
Nel caso in cui l'organismo non riesca a digerire il latte, infatti, il lattosio, non scomposto nelle due forme di zuccheri più semplici, rimane nell'intestino, dove viene attaccato dalla flora batterica e libera l'idrogeno.
Terapia
Leggere l'etichetta
L'unica soluzione possibile al problema dell'allergia al latte è eliminarlo dalla dieta insieme:
- ai latticini, ovvero i derivati del latte venduti freschi (yogurt, mozzarella, ricotta, caprino);
- ai derivati del latte (cioè tutti i formaggi in genere, la panna e il burro);
- ai prodotti a base di latte (gelati, creme e salse come la besciamella).
Il latte, però, contenuto anche può essere in prodotti "insospettabili" (vedere riquadro sotto). Per questo motivo, chi è allergico a questo alimento, prima di ingerire qualsiasi prodotto dovrebbe leggerne attentamente l'etichetta. Ciò non è tuttavia sufficiente per mettersi al riparo da brutte sorprese.
A volte, infatti, il latte può far parte di un altro ingrediente. In tal caso, se la sua quantità è inferiore al 25 per cento, la legge non prevede che la sua presenza debba essere riportata sull'etichetta.
Non esiste il vaccino
Lo hanno confermato anche le recenti linee guida dell'Accademia di allergologia e immunologia clinica: a tutt'oggi non esiste alcun vaccino da prendere per bocca in grado di rendere tollerabile il latte.
Nessuno studio ha, infatti, dimostrato l'efficacia delle cosiddette "cure desensibilizzanti", che consistono nella somministrazione graduale di capsule contenenti latte in diluizioni sempre crescenti, allo scopo di abituare l'organismo a tollerare l'alimento.
Così, per il momento, l'unica cura possibile in caso di allergia al latte rimane quella di eliminare tutti gli alimenti che lo contengono.
Dove trovare il calcio
Chi è allergico al latte deve eliminare i latticini e tutti i derivati e i prodotti a base di latte. Così facendo, però, si priva dei principali alimenti che sono fonte di calcio, un elemento fondamentale per la salute delle ossa. Per rimediare a possibili fenomeni di carenza di questo minerale, è quindi opportuno incrementare il consumo di alimenti che sono ugualmente ricchi di calcio, ma che non contengono il latte, come per esempio:
- i calamari,
- le alici fresche,
- i gamberi,
- le sardine conservate sott'olio,
- i broccoletti,
- la cicoria,
- alcune acque minerali.
Se questo accorgimento non dovesse bastare, si dovrà ricorrere a integratori a base di calcio.
Leggere l'etichetta
L'unica soluzione possibile al problema dell'allergia al latte è eliminarlo dalla dieta insieme:
- ai latticini, ovvero i derivati del latte venduti freschi (yogurt, mozzarella, ricotta, caprino);
- ai derivati del latte (cioè tutti i formaggi in genere, la panna e il burro);
- ai prodotti a base di latte (gelati, creme e salse come la besciamella).
Il latte, però, contenuto anche può essere in prodotti "insospettabili" (vedere riquadro sotto). Per questo motivo, chi è allergico a questo alimento, prima di ingerire qualsiasi prodotto dovrebbe leggerne attentamente l'etichetta. Ciò non è tuttavia sufficiente per mettersi al riparo da brutte sorprese.
A volte, infatti, il latte può far parte di un altro ingrediente. In tal caso, se la sua quantità è inferiore al 25 per cento, la legge non prevede che la sua presenza debba essere riportata sull'etichetta.
Non esiste il vaccino
Lo hanno confermato anche le recenti linee guida dell'Accademia di allergologia e immunologia clinica: a tutt'oggi non esiste alcun vaccino da prendere per bocca in grado di rendere tollerabile il latte.
Nessuno studio ha, infatti, dimostrato l'efficacia delle cosiddette "cure desensibilizzanti", che consistono nella somministrazione graduale di capsule contenenti latte in diluizioni sempre crescenti, allo scopo di abituare l'organismo a tollerare l'alimento.
Così, per il momento, l'unica cura possibile in caso di allergia al latte rimane quella di eliminare tutti gli alimenti che lo contengono.
Dove trovare il calcio
Chi è allergico al latte deve eliminare i latticini e tutti i derivati e i prodotti a base di latte. Così facendo, però, si priva dei principali alimenti che sono fonte di calcio, un elemento fondamentale per la salute delle ossa. Per rimediare a possibili fenomeni di carenza di questo minerale, è quindi opportuno incrementare il consumo di alimenti che sono ugualmente ricchi di calcio, ma che non contengono il latte, come per esempio:
- i calamari,
- le alici fresche,
- i gamberi,
- le sardine conservate sott'olio,
- i broccoletti,
- la cicoria,
- alcune acque minerali.
Se questo accorgimento non dovesse bastare, si dovrà ricorrere a integratori a base di calcio.
Consigli
Dove si nasconde
Il latte non si trova soltanto nei latticini. Infatti, può essere nascosto anche in altri alimenti assolutamente "insospettabili".
Per esempio, può essere presente (in tracce):
- nei salumi, come per esempio salsicce, salame e prosciutto cotto;
- negli hamburger;
- nelle salse;
- nella purea;
- nei gelati;
- in alcuni piatti già pronti, specie quelli (e sono i più diffusi) che contengono besciamella, panna oppure polvere di latte;
- nei farmaci che hanno, tra i componenti, derivati del latte (come per esempio il lattosio).
Dove si nasconde
Il latte non si trova soltanto nei latticini. Infatti, può essere nascosto anche in altri alimenti assolutamente "insospettabili".
Per esempio, può essere presente (in tracce):
- nei salumi, come per esempio salsicce, salame e prosciutto cotto;
- negli hamburger;
- nelle salse;
- nella purea;
- nei gelati;
- in alcuni piatti già pronti, specie quelli (e sono i più diffusi) che contengono besciamella, panna oppure polvere di latte;
- nei farmaci che hanno, tra i componenti, derivati del latte (come per esempio il lattosio).
Note
Allattare al seno fa belle
L'allattamento al seno è la prima arma per prevenire un'allergia al latte vaccino.
Perchè la nutrizione naturale eserciti questa protezione, però, deve essere portata avanti per tutti i primi 6 mesi di vita del bambino.
Sembra che anche i vari tipi di latte artificiale ipoallergenico possiedano questa proprietà: ciò vale soltanto, però, se si di tratta di latte "idrolisato spinto" ovvero di latte adattato in cui le proteine allergizzanti del latte vaccino vengono frammentate in modo tale da non far reagire il sistema di difesa (vengono infatti somministrati ai piccoli con entrambi i genitori allergici, quando la mamma non può allattare seno).
Che cosa c'è dentro
Ecco che cosa con tengono 100 millilitri di latte intero di mucca.
Il valore energetico è di 62 calorie circa.
Acqua: 87 per cento
Proteine: 3,3 g
Grassi: 3,6 g
Zuccheri: 4,9 g
Calcio: 119 ml
Ferro: 0,1 mg
Potassio: 150 mg
Fosforo: 93 mg
Sodio: 50 mg
Vitamina B2: 0,2 mg
Vitamina B1: 0,04 mg
Vitamina PP: 0,1 mg
Vitamina C: 1 mg
Vitamina A: 37 microg
Ecco che cosa contengono 100 millilitri di latte parzialmente scremato di mucca.
Il valore energetico è di 50 calorie.
Acqua: 88,5 per cento
Proteine: 3,5 g
Grassi: 1,5 g
Zuccheri: 5 g
Calcio: 120 ml
Ferro: 0,1 mg
Potassio: 150 mg
Fosforo: 94 mg
Sodio: 50 mg
Vitamina B2: 0,2 mg
Vitamina B1: 0,04 mg
Vitamina PP: 0,1 mg
Vitamina C: 1 mg
Vitamina A: 37 microg
Il latte vaccino non è l'unico alimento che può scatenare una reazione allergica.
Esiste, infatti, una sorta di classifica dei cibi maggiormente allergizzanti all'interno della quale, oltre al latte (e derivati) rientrano anche:
- le uova,
- i cereali,
- i crostacei,
- il pesce,
- le arachidi e le noci,
- la soia.
Recentemente, si è notato che vi sono nuovi e finora insospettati cibi allergenici, quali, per esempio, il sedano, le pesche, le albicocche, il sesamo e il grano saraceno.
Se è di soia
Ecco che cosa contengono 100 millilitri di latte di soia, tenendo presente che il valore energetico si aggira intorno alle 42 calorie.
Acqua: 90 per cento
Proteine: 3,6 g
Grassi: 1,6 g
Zuccheri: 3,3 g
Calcio: 18,5 ml
Ferro: 1,5 mg
Potassio: 0 mg
Fosforo: 60,3 mg
Sodio: 2,5 mg
Vitamina B2: 0,02 mg
Vitamina B1: 0,04 mg
Vitamina PP: 0,6 mg
Vitamina C: 0 mg
Vitamina A: 0 microg
Allattare al seno fa belle
L'allattamento al seno è la prima arma per prevenire un'allergia al latte vaccino.
Perchè la nutrizione naturale eserciti questa protezione, però, deve essere portata avanti per tutti i primi 6 mesi di vita del bambino.
Sembra che anche i vari tipi di latte artificiale ipoallergenico possiedano questa proprietà: ciò vale soltanto, però, se si di tratta di latte "idrolisato spinto" ovvero di latte adattato in cui le proteine allergizzanti del latte vaccino vengono frammentate in modo tale da non far reagire il sistema di difesa (vengono infatti somministrati ai piccoli con entrambi i genitori allergici, quando la mamma non può allattare seno).
Che cosa c'è dentro
Ecco che cosa con tengono 100 millilitri di latte intero di mucca.
Il valore energetico è di 62 calorie circa.
Acqua: 87 per cento
Proteine: 3,3 g
Grassi: 3,6 g
Zuccheri: 4,9 g
Calcio: 119 ml
Ferro: 0,1 mg
Potassio: 150 mg
Fosforo: 93 mg
Sodio: 50 mg
Vitamina B2: 0,2 mg
Vitamina B1: 0,04 mg
Vitamina PP: 0,1 mg
Vitamina C: 1 mg
Vitamina A: 37 microg
Ecco che cosa contengono 100 millilitri di latte parzialmente scremato di mucca.
Il valore energetico è di 50 calorie.
Acqua: 88,5 per cento
Proteine: 3,5 g
Grassi: 1,5 g
Zuccheri: 5 g
Calcio: 120 ml
Ferro: 0,1 mg
Potassio: 150 mg
Fosforo: 94 mg
Sodio: 50 mg
Vitamina B2: 0,2 mg
Vitamina B1: 0,04 mg
Vitamina PP: 0,1 mg
Vitamina C: 1 mg
Vitamina A: 37 microg
Il latte vaccino non è l'unico alimento che può scatenare una reazione allergica.
Esiste, infatti, una sorta di classifica dei cibi maggiormente allergizzanti all'interno della quale, oltre al latte (e derivati) rientrano anche:
- le uova,
- i cereali,
- i crostacei,
- il pesce,
- le arachidi e le noci,
- la soia.
Recentemente, si è notato che vi sono nuovi e finora insospettati cibi allergenici, quali, per esempio, il sedano, le pesche, le albicocche, il sesamo e il grano saraceno.
Se è di soia
Ecco che cosa contengono 100 millilitri di latte di soia, tenendo presente che il valore energetico si aggira intorno alle 42 calorie.
Acqua: 90 per cento
Proteine: 3,6 g
Grassi: 1,6 g
Zuccheri: 3,3 g
Calcio: 18,5 ml
Ferro: 1,5 mg
Potassio: 0 mg
Fosforo: 60,3 mg
Sodio: 2,5 mg
Vitamina B2: 0,02 mg
Vitamina B1: 0,04 mg
Vitamina PP: 0,6 mg
Vitamina C: 0 mg
Vitamina A: 0 microg
News
Superare il problema
Proprio per questo, la Commissione mondiale che regola le etichettature (la "Codex alimentary commission") sta cercando di superare questo problema e di allinearsi con gli Stati Uniti dove la Food and drug administration, o Fda (l'ente che controlla gli alimenti e i farmaci), ha imposto di riportare per legge tutti gli ingredienti presenti in un cibo, anche se le loro quantità sono minime.
Il latte, comunque, può ugualmente contaminare per via indiretta un alimento (magari perchè durante la sua lavorazione è venuto a contatto con polvere di latte utilizzata per la preparazione di altri cibi) e, proprio per questo, in Svezia sono già previsti controlli effettuati direttamente dallo Stato per verificare se sono presenti tracce di allergeni o di alimenti allergizzanti negli alimenti. Se vengono rilevati e non sono riportati nell'etichetta, la vendita del prodotto viene bloccata.
A livello europeo, si sta tentando, perciò, di adeguarsi a questo tipo di normativa e, per rendere il tutto più facile, si stanno contemporaneamente sperimentando nuovi metodi di identificazione per meglio evidenziare le tracce di allergeni presenti negli alimenti.
Superare il problema
Proprio per questo, la Commissione mondiale che regola le etichettature (la "Codex alimentary commission") sta cercando di superare questo problema e di allinearsi con gli Stati Uniti dove la Food and drug administration, o Fda (l'ente che controlla gli alimenti e i farmaci), ha imposto di riportare per legge tutti gli ingredienti presenti in un cibo, anche se le loro quantità sono minime.
Il latte, comunque, può ugualmente contaminare per via indiretta un alimento (magari perchè durante la sua lavorazione è venuto a contatto con polvere di latte utilizzata per la preparazione di altri cibi) e, proprio per questo, in Svezia sono già previsti controlli effettuati direttamente dallo Stato per verificare se sono presenti tracce di allergeni o di alimenti allergizzanti negli alimenti. Se vengono rilevati e non sono riportati nell'etichetta, la vendita del prodotto viene bloccata.
A livello europeo, si sta tentando, perciò, di adeguarsi a questo tipo di normativa e, per rendere il tutto più facile, si stanno contemporaneamente sperimentando nuovi metodi di identificazione per meglio evidenziare le tracce di allergeni presenti negli alimenti.