Ictus
Descrizione
Sono 130mila ogni anno i nuovi casi di ictus nel nostro Paese e come per l'infarto, è possibile fare qualcosa in termini di prevenzione. Spesso basta seguire uno stile di vita che sia in grado di combattere l'aterosclerosi (vedere il riquadro).
Ma, nel caso dell'ictus, c'è anche un segnale d'allarme precoce che permette di individuare il rischio della malattia.
Sono i cosiddetti "Tia", cioè gli attacchi ischemici transitori.
Si tratta di momentanee interruzioni del flusso sanguigno, che provocano alterazioni neurologiche, ma comunque temporanee e prive di conseguenze.
Sono 130mila ogni anno i nuovi casi di ictus nel nostro Paese e come per l'infarto, è possibile fare qualcosa in termini di prevenzione. Spesso basta seguire uno stile di vita che sia in grado di combattere l'aterosclerosi (vedere il riquadro).
Ma, nel caso dell'ictus, c'è anche un segnale d'allarme precoce che permette di individuare il rischio della malattia.
Sono i cosiddetti "Tia", cioè gli attacchi ischemici transitori.
Si tratta di momentanee interruzioni del flusso sanguigno, che provocano alterazioni neurologiche, ma comunque temporanee e prive di conseguenze.
Come si manifesta
Questione di vasi
I Tia e l'ictus hanno la stessa origine e sono strettamente collegati. Quando sulle pareti delle carotidi sono presenti placche aterosclerotiche, queste vengono "riconosciute" dalle piastrine (le cellule responsabili della coagulazione del sangue) come un danno della parete del vaso.
Le piastrine cercano cosi di ripararlo formando insieme alla placca un aggregato (il cosiddetto "trombo"). Se il flusso di sangue che percorre la carotide è molto veloce e turbolento, può spezzare il trombo* e formare gli emboli*.
Questi corrono lungo i vasi sanguigni fino a quando ne trovano uno abbastanza piccolo e stretto che non ne consente il passaggio.
A questo punto, l'embolo occlude il vaso in questione, arrestando il flusso. Può, allora, accadere che:
- se l'embolo è grande e occlude un vaso importante di dimensioni elevate, si verifica l'ictus;
- se il fenomeno si manifesta in un vaso di piccole dimensioni tra quelli che portano il sangue al cervello, si ha un attacco ischemico transitorio, subito risolto dalla ripresa della circolazione nei circoli collaterali.
Una paralisi a tempo
Gli attacchi ischemici transitori si possono manifestare con paralisi momentanee che causano in modo più o meno serio:
- difficoltà di movimento o formicolii delle mani e delle braccia. Per esempio non si sente più un braccio oppure gli oggetti che si hanno in mano cadono senza alcun motivo;
- difficoltà di movimento alle gambe. In questo caso, si può cadere improvvisamente, perchè non si riesce a controllare una gamba;
- difficoltà di parola. Non si riesce a parlare, le parole sono "biascicate" e poco chiare.
In genere, i Tia durano solo pochi minuti e i sintomi passano spontaneamente, senza lasciare alcun tipo di conseguenza fisica.
Gli attacchi ischemici transitori non devono, però, mai essere sottovalutati. E' stato, infatti, calcolato che chi ha avuto anche un solo Tia nella sua vita ha una probabilità annua compresa tra il 4 e il 17 per cento di andare incontro a un ictus.
Ciò significa che, ogni anno che passa, se non si interviene tempestivamente, il rischio aumenta.
Il sangue alla testa
Le carotidi sono le arterie che portano il sangue ricco di ossigeno al collo e alla testa. Sono due:
la destra, la sinistra.
La carotide destra si dirige verso l'alto e si divide in:
- carotide esterna, che irrora la parete superiore del collo e il volto;
- carotide interna, che vascolarizza il cervello e l'occhio.
La cerotide sinistra irrora, invece, parte del collo.
Il nemico delle arterie
Responsabile assoluta degli attacchi ischemici transitori, così come dell'ictus, è l'aterosclerosi, un processo pcr cui nelle arterie si formano depositi di grasso (le cosiddette "placche aterosclerotiche").
Tali placche facilitano la formazione di trombi, che possono chiudere più o meno parzialmente il lume (cioè il diametro) delle arterie.
La formazione di placche aterosclerotithe:
- causa una riduzione di afflusso di sangue al cervello (che almeno inizialmente non dà sintomi),
- aumenta la velocità con cui il sangue percorre le carotidi. Da una velocità normale di 0,6-0,8 m/s, si arriva fino a 2,5.
Questa turbolenza può facilitare la formazione di emboli, cioè di frammenti di aggregati di piastrine*, che si staccano, si immettono nella circolazione e, a seconda del punto in cui si fermano e ostruiscono il vaso, possono causare danni di entità variabili.
Questione di vasi
I Tia e l'ictus hanno la stessa origine e sono strettamente collegati. Quando sulle pareti delle carotidi sono presenti placche aterosclerotiche, queste vengono "riconosciute" dalle piastrine (le cellule responsabili della coagulazione del sangue) come un danno della parete del vaso.
Le piastrine cercano cosi di ripararlo formando insieme alla placca un aggregato (il cosiddetto "trombo"). Se il flusso di sangue che percorre la carotide è molto veloce e turbolento, può spezzare il trombo* e formare gli emboli*.
Questi corrono lungo i vasi sanguigni fino a quando ne trovano uno abbastanza piccolo e stretto che non ne consente il passaggio.
A questo punto, l'embolo occlude il vaso in questione, arrestando il flusso. Può, allora, accadere che:
- se l'embolo è grande e occlude un vaso importante di dimensioni elevate, si verifica l'ictus;
- se il fenomeno si manifesta in un vaso di piccole dimensioni tra quelli che portano il sangue al cervello, si ha un attacco ischemico transitorio, subito risolto dalla ripresa della circolazione nei circoli collaterali.
Una paralisi a tempo
Gli attacchi ischemici transitori si possono manifestare con paralisi momentanee che causano in modo più o meno serio:
- difficoltà di movimento o formicolii delle mani e delle braccia. Per esempio non si sente più un braccio oppure gli oggetti che si hanno in mano cadono senza alcun motivo;
- difficoltà di movimento alle gambe. In questo caso, si può cadere improvvisamente, perchè non si riesce a controllare una gamba;
- difficoltà di parola. Non si riesce a parlare, le parole sono "biascicate" e poco chiare.
In genere, i Tia durano solo pochi minuti e i sintomi passano spontaneamente, senza lasciare alcun tipo di conseguenza fisica.
Gli attacchi ischemici transitori non devono, però, mai essere sottovalutati. E' stato, infatti, calcolato che chi ha avuto anche un solo Tia nella sua vita ha una probabilità annua compresa tra il 4 e il 17 per cento di andare incontro a un ictus.
Ciò significa che, ogni anno che passa, se non si interviene tempestivamente, il rischio aumenta.
Il sangue alla testa
Le carotidi sono le arterie che portano il sangue ricco di ossigeno al collo e alla testa. Sono due:
la destra, la sinistra.
La carotide destra si dirige verso l'alto e si divide in:
- carotide esterna, che irrora la parete superiore del collo e il volto;
- carotide interna, che vascolarizza il cervello e l'occhio.
La cerotide sinistra irrora, invece, parte del collo.
Il nemico delle arterie
Responsabile assoluta degli attacchi ischemici transitori, così come dell'ictus, è l'aterosclerosi, un processo pcr cui nelle arterie si formano depositi di grasso (le cosiddette "placche aterosclerotiche").
Tali placche facilitano la formazione di trombi, che possono chiudere più o meno parzialmente il lume (cioè il diametro) delle arterie.
La formazione di placche aterosclerotithe:
- causa una riduzione di afflusso di sangue al cervello (che almeno inizialmente non dà sintomi),
- aumenta la velocità con cui il sangue percorre le carotidi. Da una velocità normale di 0,6-0,8 m/s, si arriva fino a 2,5.
Questa turbolenza può facilitare la formazione di emboli, cioè di frammenti di aggregati di piastrine*, che si staccano, si immettono nella circolazione e, a seconda del punto in cui si fermano e ostruiscono il vaso, possono causare danni di entità variabili.
Esami
Il primo passo da compiere è quello di rivolgersi al medico di famiglia che, dopo la visita, prescriverà l'EcocolorDoppler delle carotidi. Si tratta di un esame che permette di:
- verificare la presenza di placche aterosclerotiche,
- determinare l'entità del restringimento delle carotidi.
Una volta inquadrata la situazione, sarà lo specialista (il neurologo o il cardiologo) a consigliare la cura più adeguata.
Il primo passo da compiere è quello di rivolgersi al medico di famiglia che, dopo la visita, prescriverà l'EcocolorDoppler delle carotidi. Si tratta di un esame che permette di:
- verificare la presenza di placche aterosclerotiche,
- determinare l'entità del restringimento delle carotidi.
Una volta inquadrata la situazione, sarà lo specialista (il neurologo o il cardiologo) a consigliare la cura più adeguata.
Terapia
Indicazioni precise
Dall'anno scorso, i cardiologi e i neurologi americani hanno messo a punto le linee guida (in pratica suggerimenti) sul trattamento che devono seguire le persone che:
- hanno avuto un Tia,
- presentano un restringimento delle carotidi,
Le forme di trattamento sono:
- i farmaci,
- l'intervento chirurgico.
Il ricorso ai medicinali è opportuno quando si ha:
- un restringimento della carotide inferiore al 60 per cento e le placche aterosclerotiche sono lisce e regolari;
- un restringimento della carotide inferiore al 50-55 per cento e si hanno placche aterosclerotiche irregolari e ulcerate.
L'intervento chirurgico, invece, è necessario quando:
- il restringimento della carotide è superiore al 55-60 per cento e si hanno placche aterosclerotiche irregolari e ulcerate;
- il restringimento della carotide è maggiore del 60-65 per cento e le placche aterosclerotiche sono lisce e regolari.
Con le medicine
I farmaci impiegati sono gli antiaggreganti piastrinici. Si tratta di sostanze che rendono più difficile l'aggregazione delle piastrine e quindi la formazione di trombi.
Le molecole utilizzate sono:
l'acido acetilsalicilico (la comune Aspirina), la ticlopidina.
I medicinali vengono somministrati sotto forma di compresse che devono essere assunte ogni giorno, per tutta la vita.
La cura con antiaggreganti viene, in genere, consigliata anche dopo l'intervento chirurgico per evitare la formazione di eventuali trombi.
Prima o ...
Il farmaco prescritto nella maggior parte dei casi è l'Aspirina, perchè ritenuta la sostanza più efficace. Se, però, il malato non può assumerla (per esempio perchè soffre di ulcera, un disturbo che può peggiorare con l'uso prolungato dell'acido acetilsalicilico oppure perchè è allergico all'Aspirina), viene prescritta la ticlopidina.
Alcuni studi hanno recentemente messo in discussione la maggiore efficacia dell'Aspirina. Il tutto, però, è ancora da confermare e quindi, per il momento, l'Aspirina rimane il farmaco più utilizzato.
Operazioni di pulizia
Lo scopo dell'intervento chirurgico è quello di ripulire la carotide dalle placche aterosclerotiche, in modo da:
ristabilire per quanto possibile un normale flusso del sangue, riportare il rischio di ictus a livelli minimi.
La tecnica si chiama "tromboendoarterectomia della carotide" (o più semplicemente "Tea") e prevede un'incisione di circa 10 centimetri al di sotto della mascella.
La parete della carotide, raggiunta facilmente perchè si tratta di un vaso superficiale, viene incisa in senso longitudinale.
Con una spatolina il chirurgo asporta:
la placca aterosclerotica, una parte della parete malata dell'arteria, su cui altrimenti si potrebbero riformare facilmente altre placche.
L'intervento richiede esperienza, perchè è eseguito su vasi piccoli. La carotide ha, infatti, un diametro di qualche millimetro e la parete ha uno spessore di mezzo millimetro.
E', però, ormai diventato di routine e i successi sono molto elevati, intorno al 98 per cento.
L'intervento è eseguito in anestesia locale o generale e richiede un ricovero di 2-3 giorni. Dopo, si può riprendere una vita normale, prestando, però, attenzione a:
- seguire la cura prescritta,
- evitare i fattori di rischio per l'aterosclerosi
L'ECOCOLOR DOPPLER: UN ESAME INDOLORE
L'ecocolorDoppler è una semplice ecografia, assolutamente indolore e non invasiva, che permette di studiare come avviene la circolazione all'interno di un vaso sanguigno.
L'esame viene eseguito attraverso una sonda che, scorrendo sul collo, permette di visualizzare su un monitor l'immagine delle carotidi.
Gli aspetti che vengono presi in considerazione sono:
- la percentuale di restringimento delle carotidi,
- la natura delle placche aterosclerotiche.
A seconda della loro forma, infatti, queste possono essere più o meno pericolose.
Le placche lisce causano meno problemi.
Se, invece, le placche mostrano infossamenti, avvallamenti e irregolarità, è più probabile che si formino trombi e che partano emboli pericolosi.
Che cos'è l'angioplastica
Una tecnica all'avanguardia nella chirurgia delle carotidi è l'angioplastica, che prevede l'utilizzo del palloncino e degli stent, come succede da anni per le coronarie*.
Ecco come si svolge.
> Un catetere che trasporta un palloncino sgonfio viene inserito nella carotide attraverso un'incisione a livello del femore.
> Quando si arriva alla zona ristretta, il palloncino viene gonfiato per allargare l'arteria.
> Dopodichè, si inserisce uno stent, cioè un dispositivo di metallo simile a una molla, che mantiene la carotide dilatata.
Il rischio dell'operazione è che il palloncino favorisca il distacco di parti di eventuali trombi, dando origine a emboli molto pericolosi per il cervello.
Per questo motivo, per ora, tale intervento è riservato ai casi in cui il rischio è controllabile o accettabile.
L'angioplastica carotidea viene usata quando:
- si ha a che fare con una restenosi, cioè con un nuovo restringimento che coinvolge una carotide già curata e che in genere è dovuto a placche lisce e quindi sicure per quanto riguarda la presenza di trombi. Le restenosi si verificano nello 0,3-0,4 per cento dei casi;
- l'intervento chirurgico tradizionale mette a rischio la vita del malato, per esempio perchè soffre di problemi al cuore o alla respirazione.
Indicazioni precise
Dall'anno scorso, i cardiologi e i neurologi americani hanno messo a punto le linee guida (in pratica suggerimenti) sul trattamento che devono seguire le persone che:
- hanno avuto un Tia,
- presentano un restringimento delle carotidi,
Le forme di trattamento sono:
- i farmaci,
- l'intervento chirurgico.
Il ricorso ai medicinali è opportuno quando si ha:
- un restringimento della carotide inferiore al 60 per cento e le placche aterosclerotiche sono lisce e regolari;
- un restringimento della carotide inferiore al 50-55 per cento e si hanno placche aterosclerotiche irregolari e ulcerate.
L'intervento chirurgico, invece, è necessario quando:
- il restringimento della carotide è superiore al 55-60 per cento e si hanno placche aterosclerotiche irregolari e ulcerate;
- il restringimento della carotide è maggiore del 60-65 per cento e le placche aterosclerotiche sono lisce e regolari.
Con le medicine
I farmaci impiegati sono gli antiaggreganti piastrinici. Si tratta di sostanze che rendono più difficile l'aggregazione delle piastrine e quindi la formazione di trombi.
Le molecole utilizzate sono:
l'acido acetilsalicilico (la comune Aspirina), la ticlopidina.
I medicinali vengono somministrati sotto forma di compresse che devono essere assunte ogni giorno, per tutta la vita.
La cura con antiaggreganti viene, in genere, consigliata anche dopo l'intervento chirurgico per evitare la formazione di eventuali trombi.
Prima o ...
Il farmaco prescritto nella maggior parte dei casi è l'Aspirina, perchè ritenuta la sostanza più efficace. Se, però, il malato non può assumerla (per esempio perchè soffre di ulcera, un disturbo che può peggiorare con l'uso prolungato dell'acido acetilsalicilico oppure perchè è allergico all'Aspirina), viene prescritta la ticlopidina.
Alcuni studi hanno recentemente messo in discussione la maggiore efficacia dell'Aspirina. Il tutto, però, è ancora da confermare e quindi, per il momento, l'Aspirina rimane il farmaco più utilizzato.
Operazioni di pulizia
Lo scopo dell'intervento chirurgico è quello di ripulire la carotide dalle placche aterosclerotiche, in modo da:
ristabilire per quanto possibile un normale flusso del sangue, riportare il rischio di ictus a livelli minimi.
La tecnica si chiama "tromboendoarterectomia della carotide" (o più semplicemente "Tea") e prevede un'incisione di circa 10 centimetri al di sotto della mascella.
La parete della carotide, raggiunta facilmente perchè si tratta di un vaso superficiale, viene incisa in senso longitudinale.
Con una spatolina il chirurgo asporta:
la placca aterosclerotica, una parte della parete malata dell'arteria, su cui altrimenti si potrebbero riformare facilmente altre placche.
L'intervento richiede esperienza, perchè è eseguito su vasi piccoli. La carotide ha, infatti, un diametro di qualche millimetro e la parete ha uno spessore di mezzo millimetro.
E', però, ormai diventato di routine e i successi sono molto elevati, intorno al 98 per cento.
L'intervento è eseguito in anestesia locale o generale e richiede un ricovero di 2-3 giorni. Dopo, si può riprendere una vita normale, prestando, però, attenzione a:
- seguire la cura prescritta,
- evitare i fattori di rischio per l'aterosclerosi
L'ECOCOLOR DOPPLER: UN ESAME INDOLORE
L'ecocolorDoppler è una semplice ecografia, assolutamente indolore e non invasiva, che permette di studiare come avviene la circolazione all'interno di un vaso sanguigno.
L'esame viene eseguito attraverso una sonda che, scorrendo sul collo, permette di visualizzare su un monitor l'immagine delle carotidi.
Gli aspetti che vengono presi in considerazione sono:
- la percentuale di restringimento delle carotidi,
- la natura delle placche aterosclerotiche.
A seconda della loro forma, infatti, queste possono essere più o meno pericolose.
Le placche lisce causano meno problemi.
Se, invece, le placche mostrano infossamenti, avvallamenti e irregolarità, è più probabile che si formino trombi e che partano emboli pericolosi.
Che cos'è l'angioplastica
Una tecnica all'avanguardia nella chirurgia delle carotidi è l'angioplastica, che prevede l'utilizzo del palloncino e degli stent, come succede da anni per le coronarie*.
Ecco come si svolge.
> Un catetere che trasporta un palloncino sgonfio viene inserito nella carotide attraverso un'incisione a livello del femore.
> Quando si arriva alla zona ristretta, il palloncino viene gonfiato per allargare l'arteria.
> Dopodichè, si inserisce uno stent, cioè un dispositivo di metallo simile a una molla, che mantiene la carotide dilatata.
Il rischio dell'operazione è che il palloncino favorisca il distacco di parti di eventuali trombi, dando origine a emboli molto pericolosi per il cervello.
Per questo motivo, per ora, tale intervento è riservato ai casi in cui il rischio è controllabile o accettabile.
L'angioplastica carotidea viene usata quando:
- si ha a che fare con una restenosi, cioè con un nuovo restringimento che coinvolge una carotide già curata e che in genere è dovuto a placche lisce e quindi sicure per quanto riguarda la presenza di trombi. Le restenosi si verificano nello 0,3-0,4 per cento dei casi;
- l'intervento chirurgico tradizionale mette a rischio la vita del malato, per esempio perchè soffre di problemi al cuore o alla respirazione.
Consigli
I più a rischio
Le persone maggiormente soggette ai Tia e al rischio di ictus sono gli uomini a partire dai 60-65 anni.
Il motivo risiede nel fatto che il sesso maschile ha la protezione degli ormoni femminili, gli estrogeni.
Questi, infatti, contribuiscono a tenere sotto controllo:
- il livello di grassi nel sangue,
- la pressione sanguigna.
Anche le donne, però, in menopausa corteno più rischi. Dopo il climaterio*, infatti, gli ormoni non vengono più prodotti e quindi cessa la loro protezione sull'apparato cardiovascolare. A ciò, si somma il fatto che oggi anche le donne hanno una vita frenetica, che lascia poco spazio a un'alimentazione sana o al movimento, alleati della salute della circolazione.
La famiglia non conta più
Se ne parla come di un serio fattore di rischio in caso di ictus. Tuttavia, la predisposizione familiare, ossia avere parenti che hanno sofferto di questa malattia, non è più considerata la causa fondamentale. Oggi, infatti, si vive più a lungo e, a causa del benessere diffuso, ci si alimenta in maniera spesso esagerata o scorretta.
L'età e lo stile di vita, quindi, aumentano di per sè il rischio di aterosclerosi. Il fatto di avere familiari che hanno avuto un ictus, in pratica, non è più un caso raro e quindi non costituisce un fattore di distinzione tra chi è a rischio e chi no.
Attenti a questi 6
Evitare tutte le situazioni e i comportamenti dannosi per le arterie. E' questo il modo per prevenire la comparsa di un attacco ischemidi un ictus. I nemici da cui guardarsi sono sei.
Attenzione a...
Colesterolo
Il colesterolo LDL (cioè quello cattivo) se è presente in eccesso nel sangue (livelli superiori a 180 mg/dl), tende a depositarsi nelle arterie, dando origine alle placche aterosclerotiche.
Chiedere il consiglio del medico è la soluzione migliore. Nel frattempo è utile ridurre il consumo di formaggi stagionati, dolci, sughi, carni grasse, salumi, preferendo i cereali (come la pasta o il riso), il pesce, la frutta e la verdura.
Fumo
Il fumo di sigaretta (principalmente la nicotina) è un potente vasocostrittore, che riduce ulteriormente il flusso di sangue delle arterie.
La volontà di smetter di fumare è determinatnte. Oggi, però, esistono validi aiuti a base di farmaci (cerotti, pillole contro il fumo) e molte associazioni (come la Lega per la Lotta ai Tumori) che organizzano corsi di disassuefazione dal fumo.
Vita sedentaria
La mancanza di esercizio fisico favorisce la formazione di placche aterosclerotiche.
Con il movimento, invece, il sangue viene pompato nelle arterie a maggiore velocità e funge "da spazzino", ripulendo i vasi sanguigni.
Non è necessario diventare atleti. Basta muoversi un po' tutti i giorni, per esempio facendo le scale o dedicando 20-30 minuti a una passeggiata di buon passo. E' stato, per esempio, calcolato che percorrere a piedi tutti i giorni 5 chilometri permette di mantenere sano l'apparato cardiovascolare e quindi di allontanare il rischio di ictus.
Sovrappeso
L'eccesso di peso favorisce l'accumulo di grassi nel sangue e aumenta il rischio che si formino placche aterosclerotiche.
Per perdere peso, seguire una dieta ipocalorica riunita al movimento è fondamentale.
Quando i chili sono davvero troppi, bisogna affidarsi alle cure di un dietologo.
Stress
Lo stress mette sotto pressione tutto l'apparato cardiovascolare (il cuore e la circolazione) e contribuisce ad aumentare pericolosamente la velocità con cui il sangue arriva alle carotidi.
Ridurre lo stress sembra un'impresa impossibile. Si può, però, provare a dedicare più tempo a se stessi, a un hobby. ai rapporti con gli amici o magari seguire una tecnica di rilassamento, come lo yoga.
Diabete
L'eccesso di zucchero nel sangue tipico del diabete* può danneggiare le arterie, favorire la formazione di placche aterosclerotiche e aumentare il rischio di infarto e di ictus di 3-5 volte rispetto alla media.
Tenere sotto controllo il diabete significa prevenire concretamente il rischio di ictus.
Per questo, bisogna seguire scrupolosamente le cure ed effettuare tutti i controlli indicati dal medico.
I più a rischio
Le persone maggiormente soggette ai Tia e al rischio di ictus sono gli uomini a partire dai 60-65 anni.
Il motivo risiede nel fatto che il sesso maschile ha la protezione degli ormoni femminili, gli estrogeni.
Questi, infatti, contribuiscono a tenere sotto controllo:
- il livello di grassi nel sangue,
- la pressione sanguigna.
Anche le donne, però, in menopausa corteno più rischi. Dopo il climaterio*, infatti, gli ormoni non vengono più prodotti e quindi cessa la loro protezione sull'apparato cardiovascolare. A ciò, si somma il fatto che oggi anche le donne hanno una vita frenetica, che lascia poco spazio a un'alimentazione sana o al movimento, alleati della salute della circolazione.
La famiglia non conta più
Se ne parla come di un serio fattore di rischio in caso di ictus. Tuttavia, la predisposizione familiare, ossia avere parenti che hanno sofferto di questa malattia, non è più considerata la causa fondamentale. Oggi, infatti, si vive più a lungo e, a causa del benessere diffuso, ci si alimenta in maniera spesso esagerata o scorretta.
L'età e lo stile di vita, quindi, aumentano di per sè il rischio di aterosclerosi. Il fatto di avere familiari che hanno avuto un ictus, in pratica, non è più un caso raro e quindi non costituisce un fattore di distinzione tra chi è a rischio e chi no.
Attenti a questi 6
Evitare tutte le situazioni e i comportamenti dannosi per le arterie. E' questo il modo per prevenire la comparsa di un attacco ischemidi un ictus. I nemici da cui guardarsi sono sei.
Attenzione a...
Colesterolo
Il colesterolo LDL (cioè quello cattivo) se è presente in eccesso nel sangue (livelli superiori a 180 mg/dl), tende a depositarsi nelle arterie, dando origine alle placche aterosclerotiche.
Chiedere il consiglio del medico è la soluzione migliore. Nel frattempo è utile ridurre il consumo di formaggi stagionati, dolci, sughi, carni grasse, salumi, preferendo i cereali (come la pasta o il riso), il pesce, la frutta e la verdura.
Fumo
Il fumo di sigaretta (principalmente la nicotina) è un potente vasocostrittore, che riduce ulteriormente il flusso di sangue delle arterie.
La volontà di smetter di fumare è determinatnte. Oggi, però, esistono validi aiuti a base di farmaci (cerotti, pillole contro il fumo) e molte associazioni (come la Lega per la Lotta ai Tumori) che organizzano corsi di disassuefazione dal fumo.
Vita sedentaria
La mancanza di esercizio fisico favorisce la formazione di placche aterosclerotiche.
Con il movimento, invece, il sangue viene pompato nelle arterie a maggiore velocità e funge "da spazzino", ripulendo i vasi sanguigni.
Non è necessario diventare atleti. Basta muoversi un po' tutti i giorni, per esempio facendo le scale o dedicando 20-30 minuti a una passeggiata di buon passo. E' stato, per esempio, calcolato che percorrere a piedi tutti i giorni 5 chilometri permette di mantenere sano l'apparato cardiovascolare e quindi di allontanare il rischio di ictus.
Sovrappeso
L'eccesso di peso favorisce l'accumulo di grassi nel sangue e aumenta il rischio che si formino placche aterosclerotiche.
Per perdere peso, seguire una dieta ipocalorica riunita al movimento è fondamentale.
Quando i chili sono davvero troppi, bisogna affidarsi alle cure di un dietologo.
Stress
Lo stress mette sotto pressione tutto l'apparato cardiovascolare (il cuore e la circolazione) e contribuisce ad aumentare pericolosamente la velocità con cui il sangue arriva alle carotidi.
Ridurre lo stress sembra un'impresa impossibile. Si può, però, provare a dedicare più tempo a se stessi, a un hobby. ai rapporti con gli amici o magari seguire una tecnica di rilassamento, come lo yoga.
Diabete
L'eccesso di zucchero nel sangue tipico del diabete* può danneggiare le arterie, favorire la formazione di placche aterosclerotiche e aumentare il rischio di infarto e di ictus di 3-5 volte rispetto alla media.
Tenere sotto controllo il diabete significa prevenire concretamente il rischio di ictus.
Per questo, bisogna seguire scrupolosamente le cure ed effettuare tutti i controlli indicati dal medico.
Indirizzi
La diagnosi e la cura farmacologica del restringimento delle carotidi responsabili dei Tia spettano il neurologo o al cardiologo.
Per gli interventi di rimozione delle placche aterosclerotiche è possibile rivolgersi ai reparti di chirurgia vascolare dei principali ospedali italiani.
Per avere informazioni sui Tia, sull'ictus e su come prevenirli, è possibile contattare l'Associazione perla Lotta alla Trombosi (ALT) al numero 02/72011444, all'indirizzo e-mail:
trombosi.alt@galactica.it
o consultare il sito Internet
www.trombosi.org.
La diagnosi e la cura farmacologica del restringimento delle carotidi responsabili dei Tia spettano il neurologo o al cardiologo.
Per gli interventi di rimozione delle placche aterosclerotiche è possibile rivolgersi ai reparti di chirurgia vascolare dei principali ospedali italiani.
Per avere informazioni sui Tia, sull'ictus e su come prevenirli, è possibile contattare l'Associazione perla Lotta alla Trombosi (ALT) al numero 02/72011444, all'indirizzo e-mail:
trombosi.alt@galactica.it
o consultare il sito Internet
www.trombosi.org.