PATOLOGIA:
Tumore al pancreas
Categoria: Oncologia

Descrizione
Cos’è il pancreas?
Il pancreas è una ghiandola dalla forma irregolare lunga circa 15 cm situata in profondità nella cavità addominale. Si trova nella regione epigastrica anteriormente alle prime due vertebre lombari. È diviso in tre sezioni: testa (la più grande), corpo e coda (la più sottile). Una delle sue funzioni principali è produrre ormoni, tra cui l’insulina, indispensabile per regolare il livello degli zuccheri nel sangue. Inoltre, il pancreas produce e secerne i succhi pancreatici, che svolgono un ruolo importante in alcuni processi digestivi a livello intestinale. Purtroppo, il delicato funzionamento del pancreas può essere compromesso da diverse patologie, tra cui infiammazioni più o meno gravi (pancreatiti), che sono in grado di danneggiarlo seriamente.

Incidenza
Nel 2017 sono attesi in Italia circa 13.700 nuovi casi (6.600 uomini e 7.100 donne), circa il 3% di tutti i tumori incidenti tra maschi e femmine. Nelle donne oltre i 70 anni il carcinoma pancreatico è compreso tra i cinque tumori più frequenti (IV posto, 5% dei casi). L’andamento temporale dell’incidenza di questa neoplasia, al netto delle variazioni di età nella popolazione, è in crescita significativa tra gli uomini. Netto il gradiente Nord-Sud: rispetto all’Italia settentrionale il Centro mostra livelli di incidenza inferiori del 20% nei maschi e del 18% nelle femmine, il Sud inferiori del 25% e 28% rispettivamente.

Mortalità
In Italia, secondo i dati ISTAT, nel 2014 si sono verificati 11.186 decessi per tumore del pancreas (5.410 tra uomini e 5.776 tra le donne). Il carcinoma pancreatico è la quarta causa di morte per tumore nel sesso femminile (7%) e la sesta nel sesso maschile (5%). Nelle età centrali della vita occupa il quarto posto tra i maschi (7%) e tra le femmine (7%). L’andamento nel tempo fa osservare un lieve ma costante incremento negli uomini e nelle donne (+0,9% e +0,5% anno). Le Regioni del Nord mostrano livelli superiori di mortalità (22,1 casi x 100.000 abitanti/ anno negli uomini, 16,6 nelle donne) nei confronti del Centro Italia (-23% tra gli uomini e -14% tra le donne) e del Meridione (-25% e -28%).

Sopravvivenza
La sopravvivenza a 5 anni dei pazienti con tumore del pancreas in Italia è pari all’8,1%. Non si osservano differenze significative tra le diverse aree geografiche nazionali. La sopravvivenza a 10 anni è pari al 3%.

Prevalenza
Il relativamente ristretto numero di persone affette da questa patologia (14.695, pari a meno dell’1% di tutti i pazienti oncologici) è direttamente collegabile all’aggressività e alla conseguente breve sopravvivenza di questo tipo di tumore. Il 58% dei pazienti si trova infatti entro i due anni dalla diagnosi e solo il 26% oltre i 5 anni.


Fonti
“I numeri del cancro in Italia 2017” (AIOM-AIRTUM-Fondazione AIOM)
Come si manifesta
Così come tutti gli altri organi del nostro corpo, anche il pancreas può essere sede di carcinogenesi. La testa è la sede colpita con maggior frequenza, anche a causa del suo grande volume. Circa il 95% di tutte le neoplasie che interessano il pancreas riguarda la porzione dell’organo che produce i succhi pancreatici. Il tumore del pancreas è un nemico insidioso, sia per le difficoltà nella diagnosi sia per le caratteristiche intrinseche all’organo, che compromettono l’efficacia di molti trattamenti. La diagnosi di tumore del pancreas risulta difficoltosa principalmente poichè la patologia in fase precoce presenta sintomi aspecifici. Di conseguenza, questa patologia viene diagnosticata nella maggior parte dei casi ad uno stadio già avanzato, quando le cellule tumorali hanno ormai iniziato a diffondersi agli organi circostanti. La difficoltà nel trattare il tumore al pancreas è dovuta al tessuto fibroso che racchiude le cellule tumorali pancreatiche, che le rende particolarmente resistenti ai farmaci, che non riescono a bloccarne lo sviluppo, ma solo a rallentarne la crescita.

Terapia
Ad oggi, il trattamento del tumore del pancreas comprende:
- chirurgia
- chemioterapia
- radioterapia
o una combinazione di queste.
La scelta della modalità di trattamento dipende dal tipo istologico e dallo stadio del tumore, oltre che dall’età e dalle condizioni generali del paziente. La chirurgia rappresenta la terapia di elezione nella malattia operabile.

La chirurgia
La chirurgia è oggi uno dei modi più efficaci per intervenire sul tumore del pancreas. La particolarità e l’aggressività di questo tipo di cancro richiedono però competenze del tutto particolari. È molto difficile che un medico non abituato a trattare la malattia riesca ad inquadrarla correttamente. Moltissimi studi scientifici, pubblicati sulle più importanti riviste internazionali di settore, hanno dimostrato che il rischio di mortalità e di complicanze post-intervento è di gran lunga maggiore nei centri che hanno un basso bacino di pazienti con questo tipo di cancro. Una ricerca riportata dal prestigioso New England Journal of Medicine definisce ad “alto volume” un ospedale che tratta più di 16 casi all’anno. Uno studio relativo alla realtà italiana, pubblicato sul British Journal of Surgery, ha dimostrato che le complicanze si riducono con l’aumentare del numero di interventi per centro. Inoltre la mortalità è più che dimezzata nei centri ad altissimo volume (>80 interventi/anno rispetto a quelli ad alto volume (14-51 interventi/anno).

La radioterapia
La radioterapia impiega radiazioni ad alta energia, focalizzate sulla zona interessata, per distruggere le cellule tumorali. La radioterapia ha un’efficacia locale, mirata ai tessuti interessati. Nel caso del tumore al pancreas, può trovare indicazione dopo l’intervento (terapia adiuvante) o può essere utile anche nei pazienti con malattia localmente avanzata non resecabile in associazione o sequenza a trattamenti sistemici. Nel primo caso, ha come obiettivo la riduzione delle recidive locali, mentre nel secondo ha lo scopo di aumentare le probabilità di controllo locale della patologia.

La chemioterapia
I farmaci chemioterapici vengono utilizzati per distruggere le cellule tumorali. Bloccano la loro divisione e riproduzione, consentendo quindi una regressione della malattia. I trattamenti per il tumore del pancreas, così come per tutte le altre tipologie di cancro, prevedono la somministrazione di un solo medicinale o di combinazioni di farmaci differenti. Così come per le altre modalità di intervento sulla neoplasia, la decisione sulla chemioterapia più appropriata dipende da molti fattori: tipologia e stadio del tumore, condizioni biologiche, età, sesso, condizioni generali, ecc. La chemioterapia può essere impiegata prima o dopo l’intervento chirurgico oppure nelle persone in cui l’intervento chirurgico non è indicato (che rappresentano la maggioranza dei casi).

Le innovazioni nella chemioterapia
Per lunghi anni l’unico trattamento disponibile per pazienti con carcinoma pancreatico non resecabile è stata la gemcitabina. Uno studio italiano, pubblicato sul prestigioso Lancet Oncology, ha dimostrato per la prima volta nel 2005 che la chemioterapia di combinazione era superiore alla sola gemcitabina. Questa osservazione è stata confermata da uno studio francese in cui una combinazione di farmaci (FOLFIRINOX): 5-FU, leucovorina, oxaliplatino e irinotecano ha determinato un significativo vantaggio in sopravvivenza. Particolari pazienti giovani, con buone condizioni generali, senza ittero e protesi biliari sono in grado di tollerare questo trattamento aggressivo.
Gli ultimi progressi nel campo della ricerca hanno permesso di compiere ulteriori e promettenti passi avanti. Le protagoniste assolute di questa rivoluzione sono le nanotecnologie come il nab paclitaxel, un chemioterapico legato in nanoparticelle all’albumina, una proteina del plasma. Questo farmaco, associato alla gemcitabina, ha dato risultati positivi, permettendo di avere pazienti vivi a 3 anni e mezzo (3% pazienti vivi nel braccio nab-paclitaxel + gemcitabina vs 0% pazienti vivi nel braccio con sola gemcitabina). La nuova terapia, con un meccanismo di trasporto innovativo, permette di arrivare alla radice del tumore superandone la barriera stromale, target mai raggiunto dagli altri chemioterapici. L’efficacia del farmaco si associa ad una maneggevolezza e buona tollerabilità da parte del paziente, con una gestione importante anche della sitomatologia dovuta al tumore e conseguente miglioramento della qualità di vita dei pazienti.
Consigli
LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL PANCREAS
La ricerca scientifica ha dimostrato che la prevenzione primaria riduce del 40% il rischio di sviluppare qualsiasi tumore. Entrando nel dettaglio: praticare con continuità esercizio fisico, mangiare i cibi giusti nelle quantità indicate, non fumare, bere alcol con grande moderazione, osservare le precauzioni sul posto di lavoro, in caso si entri in contatto con sostanze potenzialmente tossiche e cancerogene, ecc. possono limitare l’insorgenza di un tumore.

Il fumo
Il fumo di sigaretta, anche passivo, rappresenta il fattore di rischio più grande per lo sviluppo del cancro al pancreas. Lo dimostra una lunga serie di studi, iniziata già nel 1966. Una sola sigaretta contiene oltre 4.000 sostanze tossiche. Tra queste troviamo: nicotina, catrame, monossido di carbonio, mercurio, ammoniaca, idrocarburi, ecc. I fumatori presentano un rischio di incidenza della patologia aumentato anche del 70% rispetto a chi rinuncia al vizio. Gli studi hanno identificato una precisa relazione dose-risposta. È inoltre ben documentata la diminuzione del pericolo in rapporto alla completa cessazione. Gli esperti hanno stimato la proporzione di neoplasia al pancreas attribuibile al fumo: è dell’ordine del 20-30% negli uomini e del 10% nelle donne. Si potrebbero evitare quindi 3 casi di malattia su 10 nei maschi, se solo decidessero di gettare la sigaretta. Venti “bionde” al giorno possono rubare una media di 4-6 anni ad una persona che inizia a 25.

L’alimentazione e l’obesità
Oltre 3 casi di tumore su 10 sono direttamente collegati ad una dieta scorretta. Ovviamente, il cancro del pancreas non fa eccezione. Anche se non è ancora del tutto chiaro come e perché l’alimentazione influisca su questo organo, è stato scoperto un legame con l’obesità. Infatti, una revisione di studi pubblicata dal prestigioso Karolinska Institute di Stoccolma ha dimostrato una solida relazione fra chili di troppo e malattia. Soprattutto quando il grasso è stratificato sull’addome e sono presenti intolleranza al glucosio, resistenza all’insulina e diabete. Attenzione quindi agli alimenti altamente calorici, ricchi di proteine di origine animale, grassi e carboidrati raffinati. Limitare il consumo di bibite zuccherate, carni rosse e insaccati. Questi ultimi sono ricchi di nitriti e nitrati, che facilitano la comparsa di alcuni tumori, come quello dello stomaco. A volte gli alimenti non sarebbero dannosi in sé, ma possono essere contaminati da sostanze come le aflatossine, liberate da alcune muffe del mais o contenute in altre granaglie e legumi mal conservati. Via libera invece a frutta e verdura, che si devono mangiare in abbondanza, durante i pasti o come spuntino nel corso della giornata. La dieta migliore è quella mediterranea, che prevede un regolare consumo di verdure, frutta, pesce – soprattutto azzurro –, carboidrati, olio di oliva, cereali e legumi.

L’esercizio fisico
È scientificamente provato che l’attività sportiva è in grado di ridurre il rischio (fino al 50%) di sviluppare alcuni tipi di neoplasia, come quella del colon. L’esercizio fisico è però utile dal punto di vista terapeutico solo se effettuato con metodo e frequenza costante, altrimenti è più difficile trarne beneficio. Se si è sempre condotta una vita sedentaria è bene cominciare con qualcosa di “leggero”, come delle passeggiate, per poi passare in modo graduale a esercizi più “impegnativi”, commisurati ovviamente al proprio allenamento e condizioni di salute.

L’alcol
A differenza del fumo, che è sempre dannoso, non esistono quantità di alcol “sicure” o “raccomandabili”. È più adeguato quindi parlare di valori a basso rischio. La dose non deve superare i 20-40 g al giorno per gli uomini e i 10-20 g per le donne: circa un bicchiere di vino a pasto. Ma alzare il gomito è pericoloso anche per altri motivi. La pancreatite alcolica è una delle più gravi conseguenze del consumo cronico di alcol. Il rischio di contrarre la malattia aumenta in proporzione alle dosi e alla frequenza delle bevute. Il pancreas è in grado di metabolizzare l'alcool mediante diversi percorsi enzimatici e le molecole che risultano da questa attività metabolica possono danneggiare le cellule che compongono gli acini, vale a dire la minima unità funzionale del pancreas. Il danno delle cellule comporta un sovvertimento della struttura dell'organo. Come conseguenza di questo sovvertimento, gli enzimi prodotti dagli acini, che servono a digerire nell'intestino le componenti degli alimenti, danneggiano il pancreas con un meccanismo di "auto-digestione". Questo processo, che diventa poi un circolo vizioso e cronico, aumenta addirittura di 10 volte il rischio di tumore.

Altre cause
Esistono anche altri fattori di rischio, con un peso sicuramente meno rilevante rispetto alle altre cause, ma che possono comunque giocare la loro parte. Alcuni riguardano ancora gli “stili di vita”, altri invece non sono purtroppo modificabili.
Tra le patologie d’organo, la pancreatite cronica è considerata una condizione di rischio (fino a 10 volte e più rispetto alla popolazione generale), cosi come la pregressa gastrectomia (3-5 volte).

Diabete
In Italia vivono circa 3 milioni di persone con diabete, malattia metabolica che risente moltissimo della sedentarietà e dell’alimentazione scorretta. Recenti studi, condotti su pazienti affetti dalla patologia da lungo tempo (oltre 10 anni) hanno rilevato un aumento del 50% di rischio di tumore al pancreas.

Gruppo sanguigno
In un ampio studio prospettico, su circa un milione di persone/anni di osservazione, è emersa una correlazione tra gruppo sanguigno e cancro del pancreas. In accordo con diverse ricerche precedenti, avere un gruppo sanguigno di tipo non-0 sarebbe responsabile del 17% delle neoplasie all’organo. Però l’esatto meccanismo che collega il tumore ai gruppi sanguigni non è ancora noto.

Malattie genetiche ereditarie
Fino al 10% dei pazienti con tumori pancreatici evidenzia una storia familiare, che in alcuni casi è possibile spiegare nel contesto di sindromi note: la sindrome di Peutz-Jeghers (rischio di oltre 100 volte), la sindrome familiare con nevi atipici multipli e melanoma (20-30 volte), la mutazione germline del gene BRCA 2 (3-10 volte),la pancreatite ereditaria (10 volte) e la sindrome di Lynch.

Fonti
1“I numeri del cancro in Italia 2017” (AIOM-AIRTUM-Fondazione AIOM)
2 Carcinoma del pancreas esocrino, Linee Guida Aiom 2017
Note
Per informazioni:
Associazione Italiana di Oncologia Medica
AIOM-AIRTUM-Fondazione AIOM
http://www.aiom.it