Processo esplorativo per valutare lo stato di salute dell’udito
In ambito audiologico, il processo esplorativo riguarda tutto l’insieme delle attività preliminari che servono a valutare lo stato di salute dell’udito del paziente. Molte persone, infatti, a fronte di disturbi uditivi, tendono a minimizzare se non addirittura a negare il problema che, oltre a interessarle in prima persona, coinvolge anche amici e familiari. Il processo esplorativo serve quindi anche a offrire il supporto necessario a chi è accanto al paziente e ad aiutare quest’ultimo a passare dalla fase di negazione a quella di accettazione del proprio disturbo.
Nel momento in cui ci si accorge di avere problemi all’udito, la paura è il sentimento principale che prova la maggioranza dei pazienti. Per superarla, il processo esplorativo costituisce una premessa fondamentale al fine di individuare, insieme al paziente, la terapia migliore per il proprio caso specifico. Negli Stati Uniti, la fase esplorativa è ricondotta alle celebri “5 W”, impiegate solitamente in ambito giornalistico: “who, what, why, when e where” (ovvero, chi, cosa, perché, quando e dove) alle quali si aggiunge un necessario “how” (come): comprendere quali sono le preoccupazioni del paziente, infatti, è il primo passo per trovare la strategia più efficace contro i disturbi all’udito.
PERSONE DIVERSE, PROBLEMI DIVERSI
Concetto base del processo esplorativo è comprendere che persone diverse possono vivere uno stesso disturbo in modo differente. Un acufene, per esempio, può essere curato in modo diverso a seconda che ci si trovi di fronte un anziano o un bambino, un uomo o una donna. Oppure, quando un paziente lamenta di non sentirci bene, è opportuno chiedergli se per caso c’è una voce che riesce a comprendere più di altre o, al contrario, se c’è solo una persona che fa fatica a capire quando parla. Una volta determinato “chi” è il nostro paziente, si può procedere con l’analisi delle altre domande:
- COSA accade quando un paziente non ci sente bene? Quanto influisce l’ambiente circostante sulla percezione di avere un problema uditivo?
- QUANDO si ha la sensazione di non sentirci correttamente? Capita in una sola situazione oppure in diverse occasioni?
- DOVE occorre il problema uditivo? Anche in questo caso, per esempio, luoghi diversi possono fare la differenza per determinare l’entità del disturbo dell’udito: non capire il proprio interlocutore all’interno di un locale rumoroso, per esempio, è molto diverso che far fatica a sentire le parole di chi ci siede accanto a tavola a casa, in un ambiente quieto e silenzioso.
- PERCHÉ avvertire un disturbo uditivo genera timore? Comprendere le preoccupazioni dei pazienti e affrontarle insieme è fondamentale per trovare la soluzione più idonea a un problema uditivo.
- COME ci si trova nella situazione di non sentire bene? Con che frequenza capita? Un particolare disturbo dell’udito, infatti, può essere percepito quotidianamente oppure con cadenza settimanale o mensile. In quest’ultimo caso, per esempio, non si andrà ad intervenire sul normale utilizzo giornaliero dell’apparecchio acustico ma si cercherà una soluzione alternativa.
LA DIFFERENZA TRA SENTIRE E ASCOLTARE
Capita di frequente, tra i professionisti (non solo in campo uditivo), che ciò che si è studiato, unitamente alla propria esperienza pregressa, costituisca un sapere immutabile. In realtà, soprattutto quando si ha a che fare con persone che avvertono problemi all’udito, la bravura di un professionista è commisurata alla sua capacità di ascoltare. I disturbi uditivi, infatti, sono molto soggettivi: proprio per questo è importante non solo sentire quello che un paziente ha da dire, ma saperlo ascoltare e comprendere a tutti gli effetti.
Facendo un esempio concreto, se una persona lamenta di non sentire bene i propri colleghi quando parlano dalle singole postazioni di lavoro, l’audioprotesista deve per prima cosa capire come è strutturato l’ufficio dal punto di vista acustico, invitando magari il paziente a chiedere ai colleghi di alzarsi quando devono comunicare con lui, anziché parlare ognuno dal proprio desk. Nel caso in cui, invece, il paziente avverte di non riuscire a sentire correttamente le voci degli altri in generale, allora può essere opportuno intervenire direttamente sulla protesi acustica, aumentando i segnali di ingresso per i suoni moderati. Qualsiasi sia il problema uditivo, una soluzione esiste sempre: basta saper porre le giuste domande ed essere in grado di ascoltare le risposte.
Nel momento in cui ci si accorge di avere problemi all’udito, la paura è il sentimento principale che prova la maggioranza dei pazienti. Per superarla, il processo esplorativo costituisce una premessa fondamentale al fine di individuare, insieme al paziente, la terapia migliore per il proprio caso specifico. Negli Stati Uniti, la fase esplorativa è ricondotta alle celebri “5 W”, impiegate solitamente in ambito giornalistico: “who, what, why, when e where” (ovvero, chi, cosa, perché, quando e dove) alle quali si aggiunge un necessario “how” (come): comprendere quali sono le preoccupazioni del paziente, infatti, è il primo passo per trovare la strategia più efficace contro i disturbi all’udito.
PERSONE DIVERSE, PROBLEMI DIVERSI
Concetto base del processo esplorativo è comprendere che persone diverse possono vivere uno stesso disturbo in modo differente. Un acufene, per esempio, può essere curato in modo diverso a seconda che ci si trovi di fronte un anziano o un bambino, un uomo o una donna. Oppure, quando un paziente lamenta di non sentirci bene, è opportuno chiedergli se per caso c’è una voce che riesce a comprendere più di altre o, al contrario, se c’è solo una persona che fa fatica a capire quando parla. Una volta determinato “chi” è il nostro paziente, si può procedere con l’analisi delle altre domande:
- COSA accade quando un paziente non ci sente bene? Quanto influisce l’ambiente circostante sulla percezione di avere un problema uditivo?
- QUANDO si ha la sensazione di non sentirci correttamente? Capita in una sola situazione oppure in diverse occasioni?
- DOVE occorre il problema uditivo? Anche in questo caso, per esempio, luoghi diversi possono fare la differenza per determinare l’entità del disturbo dell’udito: non capire il proprio interlocutore all’interno di un locale rumoroso, per esempio, è molto diverso che far fatica a sentire le parole di chi ci siede accanto a tavola a casa, in un ambiente quieto e silenzioso.
- PERCHÉ avvertire un disturbo uditivo genera timore? Comprendere le preoccupazioni dei pazienti e affrontarle insieme è fondamentale per trovare la soluzione più idonea a un problema uditivo.
- COME ci si trova nella situazione di non sentire bene? Con che frequenza capita? Un particolare disturbo dell’udito, infatti, può essere percepito quotidianamente oppure con cadenza settimanale o mensile. In quest’ultimo caso, per esempio, non si andrà ad intervenire sul normale utilizzo giornaliero dell’apparecchio acustico ma si cercherà una soluzione alternativa.
LA DIFFERENZA TRA SENTIRE E ASCOLTARE
Capita di frequente, tra i professionisti (non solo in campo uditivo), che ciò che si è studiato, unitamente alla propria esperienza pregressa, costituisca un sapere immutabile. In realtà, soprattutto quando si ha a che fare con persone che avvertono problemi all’udito, la bravura di un professionista è commisurata alla sua capacità di ascoltare. I disturbi uditivi, infatti, sono molto soggettivi: proprio per questo è importante non solo sentire quello che un paziente ha da dire, ma saperlo ascoltare e comprendere a tutti gli effetti.
Facendo un esempio concreto, se una persona lamenta di non sentire bene i propri colleghi quando parlano dalle singole postazioni di lavoro, l’audioprotesista deve per prima cosa capire come è strutturato l’ufficio dal punto di vista acustico, invitando magari il paziente a chiedere ai colleghi di alzarsi quando devono comunicare con lui, anziché parlare ognuno dal proprio desk. Nel caso in cui, invece, il paziente avverte di non riuscire a sentire correttamente le voci degli altri in generale, allora può essere opportuno intervenire direttamente sulla protesi acustica, aumentando i segnali di ingresso per i suoni moderati. Qualsiasi sia il problema uditivo, una soluzione esiste sempre: basta saper porre le giuste domande ed essere in grado di ascoltare le risposte.
Fonte: Starkey Italia